MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

Buon Natale e Felice Anno Nuovo, MERRY CHRISTMAS AND HAPPY NEW YEAR, FROHE WEIHNACHTEN UND HAPPY NEW YEAR, Gëzuar Krishtlindjet dhe Gëzuar Vitin e Ri, عيد ميلاد مجيد وسنة جديدة سعيدة , З Калядамі і HAPPY NEW YEAR, ВЕСЕЛА КОЛЕДА И ЩАСТЛИВА НОВА ГОДИНА, ЎBON NADAL I FELIÇ ANY NOU, VESELÉ VÁNOCE A ŠŤASTNÝ NOVÝ ROK, Sretan Božić i Sretna Nova Godina, GLĆDELIG JUL OG GODT NYTÅR, Happy New Year חג מולד שמח ו, Häid jõule ja head uut aastat, HYVÄÄ JOULUA JA ONNELLISTA UUTTA VUOTTA, FELIZ NATAL E FELIZ ANO NOVO, Nadolig Llawen a Blwyddyn Newydd Dda, ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ ΚΑΙ ΚΑΛΗ ΧΡΟΝΙΑ, Merry Christmas AGUS Athbhliain BHLIAIN, Gleπileg jól og Gleðilegt nýtt ÁR, Priecīgus Ziemassvētkus un laimīgu Jauno gadu, Kalėdų ir Naujųjų metų, Merry Божиќ и Среќна Нова Година, FELICE ANNO NUOVO ناتاله پست, BUON NATALE E FELICA ANNO NUOVO, Crăciun fericit şi HAPPY NEW YEAR, С Рождеством и HAPPY NEW YEAR, Срећан Божић и срећна Нова Година, VESELЙ VIANOCE A ŠŤASTNÝ NOVÝ ROK, Vesel božič in srečno novo leto, ˇFELIZ NAVIDAD Y FELIZ AÑO NUEVO, GOD JUL OCH GOTT NYTT ÅR, З Різдвом і HAPPY NEW YEAR, Boldog Karбcsonyt és Boldog Új Évet, לעבעדיק ניטל און גליקלעך נייַ יאָר

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

http://www.vangeli.net ; http://www.mondoitalia.net ;

http://www.web-italia.eu ; http://www.engineering-online.eu;

dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

Aderite all"

ORDINE LAICO dei "CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

 

Bella Italia http://www.miglionico web.it Prof.. Labriola

 

 MILANO D'UOMO

Foto di MILANO

in sequenza clicca qui sopra

 TARANTO CASTELLO

Foto di TARANTO

clicca qui sopra

TA1 - TA2 - TA3

MIGLIONICO CROCIFISSO

XV SECOLO POLITTICO XV

Cima da Conegliano

clicca qui sopra

MG1.- MG2.- MG3.-

ROMA FONTANA di TREVI

.1. .2. .3.

.4. .5. .6.

.7.

MATERA SASSI

Per vedere altre foto clicca qui sopra

MARTINA

S. MARTINO

.1. -.2. -.3. -.4. -.5. -.6. -.7. -.8.

Links:Parrocchia Cristo Re Martina

http://www.parrocchie.it/ martinafranca/cristore.it

VATICANO LEV CHIESA CATTOLICA

Http://www.santiebeati.it

http://www.lachiesa.it

RADIO MARIA

http://www.cismitalia.org/ http://www.usmi.pcn.net http://www.ciisitalia.it

http://www.fratiminori lecce.org/node/342

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-02-05

DOPO LE DICHIARAZIONI DI MONTEZEMOLO Fiat, la lunga storia degli aiuti di Stato

Il dichiarato intento di contrastare la demagogia è lodevole, ma questa volta il presidente della Fiat sbaglia

Il presidente Fiat: lo Stato non ha dato soldi a Fiat da quando ci siamo io e Marchionne.

Ma è critico anche Bonanni

ROMA - Tra Fiat e il governo "c'è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto, così come deve essere".

Ne è convinto il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. "Le scelte industriali che servono a mantenere competitive un'azienda - ha detto a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico alla Luiss - non potranno essere disgiunte dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone".

L'AZIENDA RESTA ITALIANA - Il presidente ha poi garantito che Fiat "è e rimane italiana".

"Non solo perché è l'unica azienda il cui nome è Fabbrica italiana auto Torino - ha aggiunto - ma anche perché da quando sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, cioè dalla metà del 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro e in Italia oltre 16.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

 

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2010-02-08

 

 

 

 

 

 

2010-02-05

5 Febbraio 2010

FIAT

Montezemolo: "Mai ricevuto

un euro dallo Stato"

Da quando Luca di Montezemolo è alla guida della Fiat l'azienda non ha ricevuto un soldo dallo Stato. Lo ha detto, parlando con i giornalisti, lo stesso presidente dell'azienda Montezemolo confermando che la Fiat non è interessata a ricevere incentivi dallo Stato e che in passato il 70% delle agevolazioni statali sono andate alle aziende straniere.

"Da quando noi siamo alla Fiat non abbiamo preso un euro dallo Stato e non voglio entrare in polemica. Preferisco il dialogo", ha detto Montezemolo parlando a margine di una manifestazione all'università Luiss di Roma. "C'è un rapporto molto chiaro e positivo di dialogo e confronto, come deve essere," con il governo. "Per gli incentivi credo che la posizione della Fiat sia stata espressa dall'amministratore delegato e non devo aggiungere niente", ha aggiunto ricordando quanto dichiarato ieri da Sergio Marchionne secondo il quale "l'eventuale scelta del governo di non rinnovare gli eco-incentivi ci trova pienamente d'accordo".

Per quel che riguarda gli incentivi Montezemolo ha aggiunto: "Ho visto cifre che dicono che gli incentivi che vanno ai consumatori e alle aziende sono andati al 70% alle aziende straniere. Quindi credo che dobbiamo uscire dell'approccio demagogico".

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2010-02-08

Il ministro dello Sviluppo economico: "Con la Fiat il discorso è chiuso"

Scajola: "Per Termini Imerese abbiamo

8-10 offerte. Il 5 marzo le presentiamo"

Marcegaglia: "Alcune degne di attenzione". Il ministro: "Fiat si impegni con noi a trovare una soluzione industriale"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Schifani: "Termini Imerese va salvato" (4 febbraio 2010)

Il ministro dello Sviluppo economico: "Con la Fiat il discorso è chiuso"

Scajola: "Per Termini Imerese abbiamo

8-10 offerte. Il 5 marzo le presentiamo"

Marcegaglia: "Alcune degne di attenzione". Il ministro: "Fiat si impegni con noi a trovare una soluzione industriale"

Claudio Scajola (Ansa)

Claudio Scajola (Ansa)

ROMA - Per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese "abbiamo 8-9-10 offerte, che stiamo valutando e che presenteremo il 5 marzo al tavolo dell'auto per valutare qual è quella che può garantire i posti di lavoro: abbiamo tempo un anno e mezzo". Lo ha reso noto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervistato a Mattino5 su Canale 5.

MARCEGAGLIA - Secondo Emma Marcegaglia alcune delle proposte per Termini Imerese "sono degne di attenzione. Bisogna scegliere quelle concrete e vere che possano stare in piedi ed essere di mercato". Per la presidente di Confindustria "Termini Imerese è uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi. L'obiettivo è reimpiegare le persone, non perdere posti di lavoro in un momento delicato come questo", ha affermato a margine della mobility conference 2010 all'Assolombarda.

POMIGLIANO - ""Con la Fiat il discorso su Termini è chiuso perché ha dichiarato di voler chiudere lo stabilimento, ma il gruppo concorda che agevolerà e non ostacolerà un'opzione diversa", ha ribadito il ministro. "Prendiamo atto della decisione del Lingotto, ma abbiamo chiesto che la produzione in Italia aumentasse da 650 mila a 900 mila pezzi, quindi una grande crescita di produzione e di lavoro. Abbiamo chiesto alla Fiat che si impegni insieme a noi a trovare una soluzione industriale". Per quanto riguarda lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, Scajola ammette che "oggi soffre la crisi di produzione dell'Alfa Romeo, ma nell'accordo con la Fiat si prevede lo sviluppo di Pomigliano, portando lì la Panda che è il modello di punta delle vendite. Per Pomigliano c'è un percorso di crescita".

INCENTIVI - Il ministro ha parlato degli incentivi auto: "La Fiat ha avuto, come molti, aiuti sullo sviluppo: i 270 milioni sono per ricerca e investimenti che hanno permesso alla Fiat di avere prodotti innovativi". Sono incentivi che "non dovranno essere restituiti, ma c'è l'impegno per sviluppare l'italianità. Non c'è dubbio che in passato Fiat ha dato prova di poca attenzione all'auto, ma da quando c'è Marchionne, la Fiat ha investito sull'auto. Basta polemiche, ma la Fiat si ricordi che l'Italia e gli italiani hanno dato a Fiat come Fiat ha dato agli italiani".

Redazione online

08 febbraio 2010

 

 

 

 

bersani: "Gli incentivi non si fanno un giorno sì e uno no". i dati dellA CGIA DI MESTRE

Bossi: "La Fiat ha vissuto di aiuti"

Montezemolo: pensare ai lavoratori

Il presidente del Lingotto: "Attrezzati a un 2010 senza incentivi. Farsi carico di chi lavora a Termini"

bersani: "Gli incentivi non si fanno un giorno sì e uno no". i dati dellA CGIA DI MESTRE

Bossi: "La Fiat ha vissuto di aiuti"

Montezemolo: pensare ai lavoratori

Il presidente del Lingotto: "Attrezzati a un 2010 senza incentivi. Farsi carico di chi lavora a Termini"

Umberto Bossi (Eidon)

Umberto Bossi (Eidon)

CASSANO MAGNAGO (Varese) - I sindaci del palermitano scendono in campo accanto alle tute blu in difesa dello stabilimento di Termini Imerese, mentre la Lega rilancia la polemica sugli aiuti pubblici. Resta teso il clima nella cittadina del Palermitano all'indomani del tavolo tecnico di Roma aggiornato al 5 marzo, dopo la conferma da parte di Fiat dell'addio alla Sicilia dal 2012. I sindacati dei metalmeccanici e i primi cittadini del comprensorio, che venerdì avevano attuato un sit-in davanti alla fabbrica, si sono incontrati in municipio. Intenzione degli amministratori è concordare un documento a sostegno della vertenza e una serie di azioni da mettere in campo, "un piano di iniziative comuni, anche eclatanti - spiega Vincenzo Comella della Uilm - che coinvolga non solo i lavoratori e i sindacati, ma tutti i soggetti dei territori travolti dalla decisione della Fiat e dalla debolezza della risposta del governo". Lunedì assemblee degli operai in fabbrica per discutere dei passaggi della trattativa e per definire le iniziative di protesta da adottare. Intanto la questione Fiat suscita una serie di reazioni politiche, anche alla luce delle dichiarazioni di Luca Cordero di Montezemolo (il presidente del Lingotto aveva dichiarato che "da quando ci siamo noi la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato). Per la Cgia di Mestre la casa torinese - secondo il suo ufficio studi - ha avuto negli ultimi 3 anni 270 milioni di euro di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Ma all'indomani del botta e risposta tra Montezemolo e Calderoli, è il leader della Lega Umberto Bossi a dire la sua: "La Fiat è la tipica fabbrica che ha vissuto con gli aiuti di Stato da tanto tempo".

LA POLEMICA - Sulla questione dei lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese, il Senatùr risponde: "È una domanda che bisognerebbe fare a Cota: se vincerà le elezioni regionali avrà un problema, quello di non permettere che Torino si isoli". Il punto chiave dell'economia piemontese, secondo Bossi, è che "Torino deve agganciarsi con la Lombardia e la sua economia e dall'altra parte con la Francia. Altrimenti corre grossi rischi". "Credo che oggi il tema numero uno sia quello di pensare e di farsi carico delle persone, degli uomini e delle donne che lavorano a Termini, insieme al sindacato, insieme al governo, insieme alla Regione" sostiene da parte sua Montezemolo, a margine di un incontro a Bologna. Si tratta "da un lato di garantire - chiarisce infatti - uno sbocco occupazionale diverso e dall'altro contribuire a una soluzione per Termini vera, duratura, che stia in piedi quando la Fiat smetterà di costruire le automobili". "Queste sono le cose che ci dobbiamo dire con grande serenità, grande serietà e senza polemiche" conclude Montezemolo. Rispetto al tema degli incentivi alle aziende automobilistiche, "la nostra posizione è stata chiarita da Marchionne: noi siamo attrezzati a un 2010 senza incentivi" aggiunge Montezemolo. Sul tema Termini Imerese interviene anche Gianfranco Rotondi. "È vero che la Fiat ha goduto di tanti privilegi da parte dello Stato - dichiara il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo - ma è anche vero che va trovato un equilibrio tra governo e Fiat per salvaguardare l'occupazione e la produzione".

IL PD - Parla anche Pier Luigi Bersani: secondo il segretario del Partito democratico, la discussione di queste ore sulla Fiat è "sconcertante: gli incentivi vanno messi in una logica e non vanno fatti un giorno sì e l'altro no. Così si disorienta il mercato". "Ci vorrebbe - ha aggiunto - una strategia politica industriale" all'interno della quale "chiedere un impegno alla Fiat". La logica degli incentivi, ha concluso Bersani, "deve essere leggibile, stabile e a calare in modo che il mercato si possa regolare. Servirebbe un filo logico da parte di chi governa".

 

 

06 febbraio 2010(ultima modifica: 07 febbraio 2010)

 

 

 

 

2010-02-06

DOPO LE DICHIARAZIONI DI MONTEZEMOLO

Fiat, la lunga storia degli aiuti di Stato

Il dichiarato intento di contrastare la demagogia è lodevole, ma questa volta il presidente della Fiat sbaglia

DOPO LE DICHIARAZIONI DI MONTEZEMOLO

Fiat, la lunga storia degli aiuti di Stato

Il dichiarato intento di contrastare la demagogia è lodevole, ma questa volta il presidente della Fiat sbaglia

In margine all’inaugurazione dell'anno accademico della Luiss, l'università della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo afferma che, lui presidente, la Fiat non ha ricevuto un euro di aiuti dallo Stato. E poi invita a non fare confusione: "Gli incentivi sono un sostegno ai consumi e non soldi che vengono dati alle aziende".

Il dichiarato intento di contrastare la demagogia è lodevole, ma questa volta il presidente della Fiat sbaglia. E sbaglia due volte. In primo luogo, perché lo stimolo ai consumi determina maggiori vendite dei beni sussidiati, e dunque un maggior fatturato e un maggior profitto o, nei casi disperati, una minore perdita. Secondo Mediobanca, adeguati incentivi per la rottamazione in Italia aumenterebbero di 2,5 miliardi il fatturato di Fiat Auto nel 2010. Poiché le automobili non vengono collocate al costo, si deve pensare che gli incentivi portino anche più utili. In secondo luogo, perché non è vero che la Fiat, negli anni montezemoliani, non ha avuto aiuti. A smentire il presidente è l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, che nell’incontro con i sindacati, tenuto il 22 dicembre 2009 a palazzo Chigi, spiegava come gli ecoincentivi avessero un effetto di 600 milioni sui conti Fiat dell’anno. Marchionne, semmai, lamentava che la forma dell’aiuto— il credito d’imposta — comportasse un anticipo di cassa da parte dell’azienda verso la clientela, e dunque un onere finanziario che diminuisce il beneficio. Non diceva di quanto. Pensiamo possa essere non più del 2-3% considerando il costo del denaro e l’accumularsi dell'onere nel tempo. Marchionne aggiungeva che dal 2004 ai giorni nostri la Fiat ha avuto altri 600 milioni di agevolazioni pubbliche per investimenti e attività di ricerca, pari al 4% del totale impegnato dall’azienda. Quanto alla cassa integrazione, il saldo tra le contribuzioni di azienda e dipendenti e l’erogato ai cassintegrati era a quella data ancora favorevole all'Inps per 200 milioni.

Il presidente di una società, d'altra parte, non può rigettare del tutto l'eredità dei predecessori. La storia della Fiat non si interrompe a ogni cambio di management. E la storia della Fiat dei 10-12 anni precedenti alla presidenza di Montezemolo gronda di aiuti pubblici, com’è stato ampiamente documentato anche dall’indagine parlamentare del 2002. Aiuti che anche i concorrenti in forme diverse avevano ottenuto, per esempio per le fabbriche Volkswagen nell’ex Germania Est.

La battuta di Montezemolo ha suscitato reazioni feroci. Alcune da mondi che non disdegnano, a loro volta, aiuti e aiutini di Stato. Meglio sarebbe stato ripetere che il soccorso pubblico italiano del 2010 è pochissima cosa rispetto ai sussidi francesi e americani. Il mercato è diventato anche il mercato degli aiuti di Stato e della libertà di licenziare, se è vero che Chrysler ha ridotto del 40% gli organici. Il governo traccheggia dicendosi pronto— ma quando?— a tirare fuori 600 milioni di incentivi per l’auto e tutti gli altri settori in panne? Per Fiat sarebbe una frazione della frazione di 600 incerti milioni. Un piatto di lenticchie una tantum rispetto alle perdite implicite ormai a Termini Imerese, dove ogni macchina costa mille euro più del dovuto. D’altra parte quest’anno, come avverte non senza ottimismo Mediobanca, senza incentivi Fiat Auto venderà comunque un milione e 930 mila auto, 70 mila in più del punto di pareggio.

Quanto ai critici della Fiat, che siedono al governo e in parlamento, meglio a loro volta farebbero a spingersi oltre la disputa sugli aiuti e a incalzare la Fiat e l'Exor su quanto capitale di rischio siano ancora disposte a scommettere sull'auto. E a dirci che cosa proporrebbero nel caso (probabile) si sentissero rispondere quello che Marchionne ha già anticipato agli analisti: "Non più un euro su Fiat Auto".

Massimo Mucchetti

06 febbraio 2010

 

 

 

 

 

Rotondi: "Trovare un equilibrio tra produzione e occupazione"

Bossi: "La Fiat ha vissuto

a lungo con gli aiuti statali"

Il ministro replica a Montezemolo. Bersani: "Gli incentivi non vanno fatti un giorno sì e l'altro no"

Rotondi: "Trovare un equilibrio tra produzione e occupazione"

Bossi: "La Fiat ha vissuto

a lungo con gli aiuti statali"

Il ministro replica a Montezemolo. Bersani: "Gli incentivi non vanno fatti un giorno sì e l'altro no"

CASSANO MAGNAGO (Varese) - Resta teso il clima a Termini Imerese all'indomani del tavolo tecnico di Roma aggiornato al 5 marzo, dopo la conferma da parte di Fiat dell'addio alla Sicilia dal 2012. I sindacati dei metalmeccanici e i sindaci del comprensorio, che venerdì avevano attuato un sit-in davanti alla fabbrica, si sono incontrati in municipio. Intenzione degli amministratori è concordare un documento a sostegno della vertenza e una serie di azioni da mettere in campo, "un piano di iniziative comuni, anche eclatanti - spiega Vincenzo Comella della Uilm - che coinvolga non solo i lavoratori e i sindacati, ma tutti i soggetti dei territori travolti dalla decisione della Fiat e dalla debolezza della risposta del governo". Lunedì assemblee degli operai in fabbrica per discutere dei passaggi della trattativa e per definire le iniziative di protesta da adottare.

LA MAGGIORANZA - Intanto la questione Fiat suscita una serie di reazioni politiche, anche alla luce delle dichiarazioni di Luca Cordero di Montezemolo (il presidente del Lingotto aveva dichiarato che "da quando ci siamo noi la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato). Umberto Bossi taglia corto: "La Fiat è la tipica fabbrica che ha vissuto con gli aiuti di Stato da tanto tempo". Sulla questione dei lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese, il Senatùr risponde: "È una domanda che bisognerebbe fare a Cota: se vincerà le elezioni regionali avrà un problema, quello di non permettere che Torino si isoli". Il punto chiave dell'economia piemontese, secondo Bossi, è che "Torino deve agganciarsi con la Lombardia e la sua economia e dall'altra parte con la Francia. Altrimenti corre grossi rischi". Sul tema Termini Imerese interviene anche Gianfranco Rotondi. "È vero che la Fiat ha goduto di tanti privilegi da parte dello Stato - dichiara il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo - ma è anche vero che va trovato un equilibrio tra governo e Fiat per salvaguardare l'occupazione e la produzione".

IL PD - Parla anche Pier Luigi Bersani: secondo il segretario del Partito democratico, la discussione di queste ore sulla Fiat è "sconcertante: gli incentivi vanno messi in una logica e non vanno fatti un giorno sì e l'altro no. Così si disorienta il mercato". "Ci vorrebbe - ha aggiunto - una strategia politica industriale" all'interno della quale "chiedere un impegno alla Fiat". La logica degli incentivi, ha concluso Bersani, "deve essere leggibile, stabile e a calare in modo che il mercato si possa regolare. Servirebbe un filo logico da parte di chi governa".

06 febbraio 2010

 

 

 

Coinvolti Sette mila lavoratori, da Catanzaro a Novara

Gli "okkupati" di Phonemedia,

da 130 giorni senza stipendio

La protesta degli operatori del colosso nel settore dei call center con l'incubo del fallimento

Coinvolti Sette mila lavoratori, da Catanzaro a Novara

Gli "okkupati" di Phonemedia,

da 130 giorni senza stipendio

La protesta degli operatori del colosso nel settore dei call center con l'incubo del fallimento

MILANO - Sette mila lavoratori, da Catanzaro a Novara, senza stipendio da quattro mesi. Sono gli operatori di Phonemedia, azienda fondata nel 2002 da Fabrizio Cazzago e diventata nel giro di pochi anni un colosso nel settore dei call center, almeno così sembrava: clienti come Telecom, Enel, Vodafone, Avon, Seat ma anche Regioni, Asl e Comuni. Tutto pare andare per il meglio, tanto che l'azienda arriva ad aprire succursali fino in Argentina e in Albania; ma a fine 2008, complice la crisi economica, qualcosa cambia: gli stipendi iniziano a essere pagati in due tranche, Cazzago si sfila e a luglio 2009 cede Phonemedia nelle mani di Omega Spa, già nota per altre acquisizioni come quella di Agile, finita con un migliaio di licenziamenti.

LA PROTESTA - Non basta: i lavoratori denunciano ritardi nel pagamento dei contributi, il mancato versamento del Tfr e, da settembre 2009, cominciano a non ricevere più un euro. Il lavoro c'è, le commesse non mancano, eppure nessuno li paga e allora inizia la protesta: i dipendenti occupano con le brande le sedi di lavoro. A Novara l'occupazione dura ormai da più di due mesi. Per gli operatori niente mobilità e, finora, niente cassa integrazione nonostante - notizia delle ultime ore - Omega, dopo la richiesta di insolvenza avanzata dai sindacati, abbia dato la propria disponibilità a discutere la cig a livello regionale: un 'ipotesi che allarma ancora di più i lavoratori, perché avvicinerebbe una possibile istanza di fallimento.

G. Alari e G. Gaetano

05 febbraio 2010(ultima modifica: 06 febbraio 2010)

 

 

 

 

 

2010-02-05

Marcegaglia: dall'esecutivo non servono incentivi, ma una politica industriale

Montezemolo: "Mai soldi dal governo"

Calderoli: "Questa è una barzelletta"

Il presidente Fiat: lo Stato non ha dato soldi a Fiat da quando ci siamo io e Marchionne. Ma è critico anche Bonanni

NOTIZIE CORRELATE

Il Corriere della Sera ora è anche su Facebook

Fiat, scambi corporativi

e ragioni del governo di M.Mucchetti

Marcegaglia: dall'esecutivo non servono incentivi, ma una politica industriale

Montezemolo: "Mai soldi dal governo"

Calderoli: "Questa è una barzelletta"

Il presidente Fiat: lo Stato non ha dato soldi a Fiat da quando ci siamo io e Marchionne. Ma è critico anche Bonanni

ROMA - Tra Fiat e il governo "c'è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto, così come deve essere". Ne è convinto il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. "Le scelte industriali che servono a mantenere competitive un'azienda - ha detto a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico alla Luiss - non potranno essere disgiunte dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone".

L'AZIENDA RESTA ITALIANA - Il presidente ha poi garantito che Fiat "è e rimane italiana". "Non solo perché è l'unica azienda il cui nome è Fabbrica italiana auto Torino - ha aggiunto - ma anche perché da quando sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, cioè dalla metà del 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro e in Italia oltre 16. Oltre due terzi sono stati investiti in Italia e intendiamo andare avanti su questa strada". "Da quando ci siamo noi - ha aggiunto - la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato. Ho visto delle cifre che dicono che gli incentivi, che sono dati non alle aziende ma ai consumatori, sono andati per il 70 per cento alle aziende straniere, solo il 30 per cento alla Fiat. Quindi credo che dobbiamo uscire da un approccio demagogico e guardare alla realtà così com'è".

CALDEROLI: "E' UNA BARZELLETTA" - Affermazioni, queste ultime, che provocano la reazione di Roberto Calderoli, esponente di primo piano della Lega (da sempre critica nei confronti del gruppo torinese) e ministro per la Semplificazione: "Se è una barzelletta la dichiarazione di Montezemolo per cui la Fiat, da quando c'è lui, non ha ricevuto un euro dallo Stato, allora la barzelletta non fa proprio ridere - afferma il ministro. - Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni 'sanitari'...". Un commento, questo, a cui Montezemolo non ha però voluto replicare. "No comment" si è limitato a dire ai cronisti che lo sollecitavano, esortandoli però a fare differenza tra gli incentivi di cui beneficiano i cittadini (e solo indirettamente le case automobilistiche) e i contributi diretti.

CRITICA ANCHE LA CISL - Ma anche Raffaele Bonanni è intervenuto con toni critici sulle parole del presidente Fiat. "Non voglio entrare in polemica con Montezemolo - ha commentato il leader della Cisl - ma la Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno". Bonanni ha aggiunto che la Fiat deve trovare "un equilibrio tra sostegno sociale, attenzione all'occupazione e impresa", e sulla spinosa questione di Termini Imerese ha sottolineato che "va mantenuta l'attività, vanno mantenuti tutti posti di lavoro e vanno rispettate tutte le professionalità".

"NO INCENTIVI, MA POLITICA" - Di incentivi al settore auto e del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese ha parlato oggi anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dicendo di concordare con l'ad Sergio Marchionne, secondo il quale più che incentivi serve una politica industriale. "Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c'è incentivo che tenga", ha detto Marcegaglia, che oggi ha presentato il programma di celebrazione del centenario di Confindustria. "Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone", ha detto ancora ricordando che in queste ore "si sta ragionando proprio su questo, e c'è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto - ha concluso - il nostro tema sarà quello del reimpiego".

IL FUTURO DI TERMINI IMERESE - Intanto, al tavolo tecnico in corso al ministero dello Sviluppo economico, sarebbe emerso che circa il 50% dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese avrebbero diritto alla mobilità con pensione. Rappresentanti del gruppo di Torino avrebbero detto che 806 operai dei 1.658 dipendenti Fiat della fabbrica siciliana potrebbero accedere alla mobilità con pensione. Nel corso del vertice - secondo quanto rendono noto alcuni rappresentanti sindacali che partecipano alla riunione - Fiat avrebbe inoltre confermato l'intenzione di dismettere lo stabilimento, ma non le tecnologie. Il tavolo è stato aggiornato al 5 marzo. Il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano. Intanto, la giunta regionale della Sicilia approverà lunedì un provvedimento per formalizzare una proposta su Termini che sarà poi trasmessa al governo. Le parti ora continueranno la discussione affrontando il nodo dei 36 precari di Pomigliano d’Arco, il cui contratto scaduto il 31 dicembre non è stato rinnovato dalla Fiat.

05 febbraio 2010

 

 

 

 

La fine degli scambi corporativi

e le ragioni industriali del governo

NOTIZIE CORRELATE

Il governo: incentivi pronti, ma Fiat non li vuole (4 febbraio 2010)

IL CASO FIAT

La fine degli scambi corporativi

e le ragioni industriali del governo

Sono giorni importanti nella storia dell’industria italiana. Dopo un periodo di incertezza, il governo Berlusconi sembra ormai orientato a non rinnovare gli incentivi pubblici per la rottamazione delle automobili. Gli incentivi, sostengono i ministri, aumentano artificialmente la domanda nell’immediato preparandone il calo nel futuro; e Sergio Marchionne si è detto d’accordo, pur avendoli invocati un paio di mesi fa. La sequenza degli scambi corporativi tra il più grande gruppo industriale italiano e lo Stato interventista sembra interrompersi, dopo un secolo di applausi e di polemiche. Ma la novità riguarda solo l’Italia, perché la Fiat ha riannodato la trama con la spesa pubblica grazie all’ingresso nella Chrysler, assistito dal Tesoro Usa, già alfiere del liberismo.

In realtà, la fine degli incentivi non dipende dalle ragioni di teoria economica sbandierate ieri: questo genere di aiuti è stato più volte rinnovato da governi di ogni colore, ovunque. La vera ragione è l’indisponibilità della Fiat a pagare il prezzo che chiedevano Silvio Berlusconi e il suo ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: la salvaguardia delle fabbriche italiane, compresa Termini Imerese. La pretesa del governo non era peregrina. In Francia, il presidente Sarkozy ha condizionato il supporto pubblico alla Renault all’impegno del suo gerente, Carlos Ghosn, a non trasferire lavorazioni in Turchia. Chi mette capitali in un’impresa, sia pure sotto forma di incentivi, ha diritto di chiedere controprestazioni. Ma chi guida un’impresa può ragionare sulle alternative. E Marchionne è convinto di averne. Qualche centinaio di milioni di euro di incentivi, nella sua opinione, non valgono gli extracosti permanenti di impianti mal concepiti. Tanto più se il baricentro di Fiat Auto si va spostando fuori dall’Italia. Perché altrove sono i mercati più promettenti e i governi più generosi. Già oggi il Brasile è il Paese dove Fiat Auto vende di più.

E domani, se la scommessa sulla Chrysler andrà bene, molto peserà l’America. Nei piani presentati a Palazzo Chigi prima di Natale, la Fiat del futuro farà un po’ più di 5 milioni di vetture, la metà con i marchi Chrysler. In Brasile e negli Usa si concentreranno i 3-4 quinti della produzione e delle vendite, e con margini più alti di quelli europei. Certo, il Brasile in passato ha avuto alti e bassi clamorosi; con Chrysler la Mercedes ci ha provato per anni e poi, dopo aver perso molte decine di miliardi di dollari, ha alzato bandiera bianca; l’Italia è un mercato conosciuto e a suo modo stabile. Ma Marchionne è convinto di potersela giocare. Il Brasile di Lula è un gigante che si è svegliato. Negli Usa la Fiat trova aiuti per 8 miliardi e una libertà di tagliare che le regala costi sconosciuti in Europa. E gli analisti, che un anno fa attribuivano a Chrysler un avviamento negativo, ora la valutano da un quarto a metà di Fiat Auto. Se sfonderà a Detroit, Marchionne passerà alla storia dell’industria senza essere mai stato un car guy, come gli americani chiamano gli ingegneri cresciuti a latte, benzina e motori. E a quel punto, tra due o tre anni, Chrysler sarà un magnete capace di attirare nella sua orbita la casa madre italiana. Poco importa se la Fiat Spa si troverà in società con i sindacati e il Tesoro degli Stati Uniti. Anzi, meglio: così avverrà il distacco da Fiat Auto che gli Agnelli sognano da qualche anno.

Del resto, Marchionne da tempo ripete che la Fiat Spa non metterà più un euro nell’auto perché questa attività non ripaga da anni il capitale investito. E l’Italia? Le vetture piccole danno margini piccoli, ha ricordato il leader della Fiat nell’intervista di ieri alla Stampa. La fine degli incentivi riporta l’attenzione sui margini operativi, e allora anche la promessa di trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia a Pomigliano d’Arco sembra— senza ulteriori spiegazioni —più una mossa politica che un progetto industriale. La svalutazione delle piattaforme per 125 milioni di euro, effettuata nel bilancio 2009, è un piccolo indizio dell’orientamento della produzione delle cilindrate maggiori oltre Atlantico. D’altra parte, perfino la General Motors sta esaminando il progetto di trasferire il quartier generale a Shanghai, visto che ormai è la Cina il Paese dove vende di più e meglio. I radicamenti territoriali omai cambiano in funzione dei mercati. E se le aziende non hanno investito abbastanza quando avrebbero dovuto per posizionarsi nelle fasce alte della produzione, come ha fatto la Volkswagen e non la Fiat, le sole forze capaci di contrastare la tendenza sono i governi: quelli che ne hanno i mezzi, un’élite della quale non fa parte il governo italiano.

Massimo Mucchetti

05 febbraio 2010

 

 

 

Il mito tradito della qualità totale e le paure di contagio in Giappone

Il ritorno dei Toyoda al vertice e i nodi dell’ex simbolo hi tech

NOTIZIE CORRELATE

Toyota, scatta la class action

La storia

Il mito tradito della qualità totale e le paure di contagio in Giappone

Il ritorno dei Toyoda al vertice e i nodi dell’ex simbolo hi tech

MILANO — Qualcosa di vero, probabilmente tutto, doveva pur esserci. Non avremmo altrimenti passato decenni in incondizionata ammirazione del mito, e non solo noi, automobilisti da casa-ufficio- weekend: se era il gotha dell’industria mondiale a tesserne le lodi, se per decenni non c’è stato concorrente che non spedisse i propri uomini a studiarsi "il modello", se ancora fino a pochi mesi fa non c’era big del settore, Sergio Marchionne in testa, che non s’inchinasse di fronte al loro "indiscutibile livello superiore", allora la "qualità totale " inventata da Toyota del mito aveva davvero tutto e tutto davvero misurabile. Ma servono anni e anni — dal dopoguerra, in questo caso — per costruire un impero e una reputazione. Bastano pochi mesi, a volte poche settimane, per distruggerlo. Come da incubi attuali di Akio Toyoda, nipote del fondatore, tornato a giugno ai vertici del colosso prima affidato ai manager e però già allora, primavera 2009, pericolosamente scricchiolante.

Non si sapeva ancora quanto. O meglio: adesso le autorità americane, e le compagnie d’assicurazione terrorizzate dalle class action e perciò già allo studio sulle contromisure, sospettano che qualcuno in realtà sapesse eccome. Non tanto dell’ultimo pur grave guaio, quello ai freni, scoperto in Giappone sulla nuovissima generazione del gioiello (ex?) Prius. Ma sugli otto modelli per otto milioni di veicoli richiamati nel mondo, con vendite e fabbricazione nel frattempo sospese, più di un dubbio è legittimo. L’anno di immatricolazione, in alcuni casi, parte dal 2005. Possibile sul serio che ce ne siano voluti cinque, di anni, perché che il "difetto " all’acceleratore saltasse fuori? "Difetto", poi. Tutte le case automobilistiche si ritrovano, prima o dopo, a dover richiamare anche centinaia di migliaia di questo o quel modello per "controlli precauzionali". Serissimi, a volte.

Mai, però, è successo per un’intera produzione mondiale, o quasi, e su componenti vitali. In senso letterale: l’acceleratore che resta premuto (l’inchiesta è partita negli Usa da un incidente per "apparente accelerazione involontaria" che è costato la vita a un poliziotto e alla sua famiglia), ora il freno che, pare, non funziona come dovrebbe. Ecco. Il sinonimo di "qualità totale", venerato ovunque per cinquant’anni almeno, si sta infrangendo qui. Certo qualcuno, se lo tsunami che ha investito Toyota non fosse ormai globale, potrebbe sospettare una vendetta nazionalista americana. Poco meno di due anni fa i giapponesi sorpassavano Gm nella leadership mondiale delle vendite, e per di più di lì a non molto Gm e Chrysler sarebbero fallite. Non è un regalo insperato, questo crash (non solo d’immagine) dei giapponesi che avevano colonizzato anche il mercato a stelle & strisce? Ovvio che sì. Attenzione, però.

Era stato lo stesso Toyoda, in ottobre, ad ammettere: forse, abbiamo inseguito troppo i numeri e trascurato un po’ il comandamento-qualità verbo della casa; forse, siamo diventati un po’ troppo sicuri di noi stessi; forse, anziché guardare in faccia rischi e pericoli li neghiamo. Tutto questo però, diceva, l’abbiamo capito, dunque possiamo rimediare. Cosa che faremo, perchè in caso contrario il passo successivo sarebbe quello di cui parla il guru del management Jim Collins: "L’irrilevanza, se non la morte". Reazioni di choc, quel giorno a Tokyo, tra chi era lì ad ascoltare Toyoda. Mai quanto oggi. Toyota era la bandiera hi-tech, era l’eccellenza e l’efficienza assolute, era la punta di un’intera industria che in ogni settore il mondo invidiava. Domani, forse, tutto questo tornerà. Intanto però il Giappone trema, e chi più teme sono ovviamente i "colleghi " di Toyoda. Masao Ohmichi guida la più piccola Mitsubishi e, come Honda, potrebbe sperare nell’apertura di nuovi spazi di mercato per sé. Invece è preoccupato del contagio: "Toyota è un produttore- simbolo", quel che sta succedendo "potrebbe di riflesso colpire l’immagine" del made in Japan. Non solo all’estero. L’altra sera almeno il vicepresidente Toyota, Shinichi Sasaki, si è finalmente presentato in tv a porgere pubbliche scuse a tutti i clienti. Non ha chiuso però con il classico, umile inchino del galateo nipponico: ed è a questo, raccontano a Tokyo, che alla fine i connazionali-clienti hanno fatto più caso. Sempre più preoccupati.

Raffaella Polato

05 febbraio 2010

 

 

 

nello stabilimento interviene la polizia

Alcoa, tensione a Portovesme

Gli operai allontanano dirigenti

Due operai e un sindacalista contusi, un'auto danneggiata

NOTIZIE CORRELATE

Il governo all'Alcoa: "No ad azioni unilaterali" (3 febbraio 2010)

Tende e roghi, la protesta degli operai Alcoa (3 febbraio 2010)

nello stabilimento interviene la polizia

Alcoa, tensione a Portovesme

Gli operai allontanano dirigenti

Due operai e un sindacalista contusi, un'auto danneggiata

I lavoratori dell'Alcoa al loro arrivo al porto di Cagliari di rientro dalla manifestazione di Roma che si e svolta in occasione dell'incontro a Palazzo Chigi tra Governo, vertici italiani dell'azienda, sindacati e istituzioni locali (Ansa)

I lavoratori dell'Alcoa al loro arrivo al porto di Cagliari di rientro dalla manifestazione di Roma che si e svolta in occasione dell'incontro a Palazzo Chigi tra Governo, vertici italiani dell'azienda, sindacati e istituzioni locali (Ansa)

CAGLIARI - Momenti di tensione nello stabilimento Alcoa di Portovesme, nel Sulcis Iglesiente: appena rientrati dalla trasferta a Roma, nel pomeriggio, i circa 500 lavoratori hanno allontanato i tre dirigenti aziendali presenti nella fabbrica ed è scoppiato un piccolo tafferuglio. Un operaio è finito al pronto soccorso con una contusione a un piede e un dirigente sindacale del Sulcis è stato urtato, assieme a un altro lavoratore, dall'auto condotta dal direttore della fabbrica di Portovesme (Sulcis) durante il parapiglia scatenatosi nel parcheggio della direzione dello stabilimento.

L'AUTO DEL DIRETTORE - La rabbia fra i lavoratori è alta da mesi, da quando si paventa lo stop delle due fabbriche italiane di alluminio della multinazionale, che chiede garanzie su costi concorrenziali dell'energia e non vuole incorrere in nuove sanzioni dell'Unione europea. Ai tre dirigenti presenti negli uffici nel pomeriggio i lavoratori, delusi dal comportamento dell'azienda, hanno chiesto - secondo quanto riferito da fonti sindacali presenti - di uscire e lasciare la fabbrica, alla luce del fatto che la vertenza non si sblocca. L'auto del direttore che stava per lasciare il parcheggio è stata circondata dagli operai al culmine dell'esasperazione di fronte al rischio di finire in cassa integrazione e - sempre secondo quanto riferito da alcuni dei presenti - durante questa manovra sono rimasti contusi due lavoratori e il dirigente della Fiom del Sulcis, Franco Bardi, che stava cercando di riportare la calma. Il direttore è riuscito a lasciare il piazzale, ma la sua auto è stata danneggiata da alcuni operai infuriati.

LA POLIZIA - Dopo l'intervento di una volante del Commissariato della Polizia di Stato di Carbonia nello stabilimento la situazione è tornata sotto controllo, anche se la tensione resta alta in vista dell'incontro di lunedì prossimo a Roma. Intanto ci si prepara per lo sciopero generale della Sardegna, proclamato da Cgil, Cisl e Uil. Domani per il corteo a Cagliari i lavoratori Alcoa arriveranno con tre autobus che partiranno la mattina presto dallo stabilimento di Portovesme.

Redazione online

04 febbraio 2010

 

 

 

Glaxo choc, chiude il centro ricerche

A casa 550 "cervelli", nonostante gli utili in crescita. "Delocalizzano in Cina"

La sede Glaxo Smithkline di Verona

La sede Glaxo Smithkline di Verona

VERONA — Circondato dagli avvocati e accompagnato dal traduttore, Slaoui Moncef, direttore mondiale Ricerche&Sviluppo di GlaxoSmithKline, è entrato ieri alle 13 nella sede veronese della multinazionale britannica del farmaco. Dalla sua voce è uscita la notizia che ha gelato un’intera città e che, in qualche modo, ha riflessi sul Veneto e sul Paese, sempre così carente di "cervelli": il centro ricerche di neuroscienze chiude. È il più grande polo scientifico-tecnologico della regione, occupa 550 ricercatori (un terzo del totale: lo stabilimento di Verona conta 1.500 dipendenti) che studiano fenomeni come la depressione, l’ansia, la dipendenza da droghe, i disturbi del sonno. Entro dicembre sarà solo un ricordo. Le ragioni di questa scelta vengono riferite dai sindacati e trovano conferma nelle dichiarazioni del Ceo mondiale di Gsk, Andrew Witty, riportate nel pomeriggio da Reuters: nonostante il brillante risultato dell’ultimo trimestre dell’anno, che ha fatto segnare una crescita del 33% degli utili, il 2009 è stato per gli azionisti un anno "deludente".

L’obiettivo di incremento fissato era del 14%, invece ci si è fermati all’11%. Nel 2009 Gsk ha avuto un volume di vendite pari a 9,27 milardi di euro e l’utile ante imposte è stato di 2,84 miliardi. Witty ha deciso d’intraprendere un piano che prevede un taglio dei costi per 794 milioni di euro. La metà di questo risparmio dovrà essere generato dalla dismissione della ricerca nel settore delle neuroscienze. Settore che – a giudizio dell’azienda – è troppo "rischioso" perché ha costi molti alti e genera guadagni molto incerti. Concretamente ieri è stato annunciato che Gsk chiuderà sei centri ricerche in tutto il mondo: uno negli Stati Uniti e cinque in Europa (tra cui appunto Verona). "Da parte dell’azienda – fa sapere Gsk – non c’è la volontà di penalizzare l’Italia, tanto che i tagli riguarderanno anche l’Inghilterra. C’è stata invece la decisione di diversificare il portafoglio prodotti e anche il portafoglio ricerca per conquistare nuovi mercati e produrre nuovi farmaci". Se è vero che in questo momento sono in atto ristrutturazioni anche in altre multinazionali concorrenti di Glaxo (Pfizer sta razionalizzando dopo l’acquisizione di Wyeth e Astra Zeneca taglierà ottomila posti), l’azienda afferma che la scelta segue una logica indipendente.

Per i sindacati, quello annunciato è solo la prima parte di un taglio complessivo di quattromila dipendenti, di cui la metà ricercatori e l’altra metà invece nel settore produzione e commercializzazione. Francesco Crespi, ricercatore della Rsu aziendale, ritiene sia chiaro il processo di delocalizzazione: "Due anni fa – racconta – Gsk ha aperto un centro ricerche che si occupa di neuroscienze in Cina. Il governo cinese ha praticamente regalato tutto, anche i primi cinquanta ricercatori. Sicuramente laggiù ci sarà uno sviluppo e un ampliamento". La notizia ha suscitato numerose reazioni da parte del mondo politico. Per l’assessore regionale alla Sanità, Sandro Sandri, è "un fulmine a ciel sereno, sia per le gravi ricadute economiche, sia per gli ottimi rapporti di collaborazione sviluppati in campo sanitario, in chiave veronese ma anche veneta in generale. Si apre una questione - aggiunge - rispetto alla quale ritengo necessario che anche la Regione si attivi per verificare se esistono margini di ragionamento. Da parte mia sono pronto sin da subito a dare ogni contributo personale e politico alla possibile individuazione di una via d’uscita". Per il sindaco di Verona Flavio Tosi "la chiusura del centro ricerche di Verona sarebbe un grave colpo per la nostra città. Chiederemo un incontro immediato con l’azienda per conoscere esattamente i termini del piano di riorganizzazione e per cercare di trovare la soluzione migliore per tutelare i posti di lavoro".

Davide Pyriochos

04 febbraio 2010(ultima modifica: 05 febbraio 2010)

 

MARCHIONNE: "Non faremo drammi ma il governo deve decidere subito"

Incentivi auto o politica industriale

Duello Berlusconi-Marchionne

Il premier: sugli incentivi siamo pronti ma la Fiat non sembra interessata. Schifani: "Termini Imerese va salvato"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fiat: sciopero contro il piano del Lingotto (3 febbraio 2010)

*

Auto, forte calo per gli ordini a gennaio. "Senza incentivi il mercato non tiene" (1 febbraio 2010)

*

Scajola: sette proposte per Termini. Marcegaglia: "Non sta in piedi" (29 gennaio 2010)

MARCHIONNE: "Non faremo drammi ma il governo deve decidere subito"

Incentivi auto o politica industriale

Duello Berlusconi-Marchionne

Il premier: sugli incentivi siamo pronti ma la Fiat non sembra interessata. Schifani: "Termini Imerese va salvato"

Il premier Silvio Berlusconi con l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in una foto d'archivio del 6 luglio 2009 a Villa Madama. (Ansa)

Il premier Silvio Berlusconi con l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in una foto d'archivio del 6 luglio 2009 a Villa Madama. (Ansa)

TORINO - "Non faremo drammi se gli eco-incentivi non saranno rinnovati ma il governo deve decidere subito" dice l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne. E il premier Silvio Berlusconi replica: "Il provvedimento era all'esame, ma "il principale produttore italiano, la Fiat, non sembra sia interessata". "Per quanto riguarda gli eco-incentivi - replica Marchionne nella dichiarazione diffusa dal suo ufficio stampa - voglio sottolineare che l'eventuale scelta del Governo di non rinnovarli ci trova pienamente d'accordo". Marchionne spiega le ragioni. "I bonus, in Italia come negli altri Paesi europei - argomenta - hanno sostenuto la domanda nel 2009, ma hanno anche anticipato acquisti che ci sarebbero comunque stati negli anni successivi. Rinnovare queste misure adesso non farebbe altro che rimandare il problema alla prossima scadenza". Secondo il numero uno del Lingotto, quindi "quello di cui c'è bisogno adesso non sono palliativi al mercato, ma una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell'industria dell'auto, un settore considerato trainante da tutti i Governi del mondo". È un duello a distanza tra la casa torinese e il presidente del Consiglio. Il tema è quello degli incentivi all'auto, il cui rinnovo e la loro eventuale entità sono ancora al vaglio del governo. Un nodo che, alla vigilia del nuovo incontro fra le parti, fissato per venerdì al Ministero dello Sviluppo Economico, s'intreccia a quello del futuro della fabbrica di Termini Imerese.

SCHIFANI - "Bisogna avere il coraggio - dice senza mezzi termini il presidente del Senato, Renato Schifani - di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali". Lo dice alla presentazione del 4° Rapporto sulla sussidiarietà. Poi cita il caso di Termini Imerese: "Il patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini Imerese deve essere salvato. Non dobbiamo e non possiamo disattendere questo impegno morale" (leggi l'intervento completo di Schifani). Un punto su cui insiste anche il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli: la Fiat "ha preso i soldi e ora scappa", afferma. Marchionne, però, su questo punto è sempre stato chiaro e continua a non lasciare speranze sul futuro dello stabilimento siciliano, destinato a chiudere nel 2011 "perché non si può produrre in perdita". Non c'è insomma alcuno scambio da fare incentivi-occupazione, secondo la Fiat, ma anche per la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia che chiede di distinguere tra il sostegno a un settore in sofferenza e il problema di uno stabilimento produttivo. D'altra parte a sollecitare gli incentivi sono anche le case automobilistiche straniere: "è determinante - afferma l'Unrae - dare certezze, dire se ci saranno o meno, quanto dureranno e la consistenza; c'è infatti in gioco la salvaguardia di un settore". Berlusconi spiega che quello degli incentivi "è ancora un capitolo aperto". "Stiamo discutendo anche con gli altri protagonisti del settore dell'auto - dice il presidente del Consiglio - e vediamo come si metteranno le cose: siamo sempre aperti e pronti a dare una mano, là dove serve, ai settori che ne hanno bisogno". Chiede una decisione rapida anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: "A casa mia si dice "o si va a messa o si sta a casa". Il governo non sa che pesci pigliare, è irresponsabile e il risultato di questa indecisione è che la gente già da un mese ha smesso di comprare". Per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sulla questione incentivi "serve chiarezza e gradualità", mentre il Pdci chiede alla Fiat "di restituire i soldi avuti dallo Stato".

Redazione online

04 febbraio 2010

 

 

 

 

 

L'Unione petrolifera: "Crisi raffinerie,

sono a rischio 7.500 lavoratori"

De Vita: "Quattro o cinque impianti rischiano

la chiusura. Bisogna affrontare il problema"

(Ansa)

(Ansa)

MILANO - Allarme dell'Unione petrolifera: 7.500 lavoratori delle raffinerie rischiano il posto di lavoro a causa della riduzione dei consumi e del calo della domanda mondiale. A rischio chiusura anche quattro-cinque dei sedici impianti italiani, secondo a la previsione fatta dal presidente dell'Unione petrolifera (Up), Pasquale De Vita, nel corso della conferenza stampa sul consuntivo dei consumi del 2009.

POSTI A RISCHIO - "In Italia ci sono 4 o 5 raffinerie a rischio chiusura. Una raffineria ha in media 4-500 dipendenti più l'indotto che conta per tre o quattro volte. Fa 1.500 persone a impianto, se si moltiplica per 4 o 5 il conto è fatto", ha detto De Vita. L'Up cita anche i nomi degli impianti in crisi: Livorno e Pantano in cerca di compratori; Falconara che ha 92 esuberi; Taranto e Gela dove l'attività è provvisoriamente ferma. Le raffinerie italiane subiscono, secondo l'Up, anche la concorrenza dei Paesi mediorientali, dove "i costi sono più bassi e non bisogna rispettare obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti". L'Up non chiede al governo sovvenzioni economiche, ma sollecita il varo di un quadro normativo meno severo, soprattutto sul fronte ambientale. Secondo le stime dell'associazione, il settore ha chiuso il 2009 con perdite complessive per circa un miliardo di euro.

BASTA ATTACCHI - Poi De Vita denuncia gli "attacchi" che da varie parti - "voci alimentate artificiosamente dalle sssociazioni dei consumatori, alle quali spesso si uniscono rappresentanti governativi e dello stesso ministero dello Sviluppo economico" - colpiscono un settore in crisi: "Non è più tollerabile che si continui con questi attacchi che danneggiano irreversibilmente il settore e che stanno generando, soprattutto nelle aziende multinazionali ma non solo, l'orientamento a non investire nel nostro Paese e se possibile di abbandonarlo".

Redazione online

02 febbraio 2010(ultima modifica: 03 febbraio 2010)

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it

2010-02-08

Il ministro per lo sviluppo economico: il 5 marzo valuteremo quella

che potrà garantire i posti di lavoro, abbiamo un anno e mezzo

Scajola: "8-9-10 offerte

per Termini Imerese"

"Il Lingotto agevolerà, aiuterà, non ostacolerà una soluzione diversa"

I sindacati: "Ma dalla Fiat un silenzio assordante...ci dica che piani ha"

Scajola: "8-9-10 offerte per Termini Imerese"

Il ministro Claudio Scajola

ROMA - Ci sono offerte per lo stabilimento di Termini Imerese. Bisogna solo valutare quale sia la migliore per salvaguardare i posti di lavoro. Le rassicurazioni arrivano dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che ha fattoil punto sulla vicenda della fabbrica siciliana intervistato su Canale 5. Per lo stabilimento Fiat, ha detto "abbiamo 8-9-10 offerte, che stiamo valutando e che presenteremo il 5 marzo al tavolo dell'auto per valutare qual è quella che può garantire i posti di lavoro: abbiamo tempo un anno e mezzo".

"Termini Imerese per la Fiat è un discorso chiuso, ma il Lingotto agevolerà, aiuterà, non ostacolerà una soluzione diversa. Fiat ha dichiarato di volerlo chiudere, nell'ambito della riorganizzazione che sta facendo in Italia - ha aggiunto Scajola -. Noi riteniamo che ci sia ancora spazio per Termini, ma prendiamo atto della decisione di Fiat. Abbiamo però chiesto al Gruppo di aumentare la produzione in Italia, e aumenterà da 650 mila a 900 mila pezzi. Per quanto riguarda Termini, abbiamo chiesto a Fiat che insieme a noi si impegni per trovare una soluzione industriale, possibilmente ancora sull'automobile".

Anche secondo il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia alcune delle proposte ricevute da Scajola "sono degne di attenzione", mentre non avrebbe senso insistere con la Fiat: "Termini Imerese è uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi. Il vero tema, dunque, è reimpiegare le persone, non perdere posti di lavoro in un momento delicato come questo".

Analoga la posizione del vice presidente Pdl della Commissione Lavoro della Camera Giuliano Cazzola: "Non ha molto senso sostenere che il governo deve essere disposto a rifinanziare gli incentivi alla rottamazione soltanto se la Fiat 'salva' Termini Imerese. Due errori messi assieme non si trasformerebbero in una scelta corretta, ma produrrebbero il duplice effetto di un mercato dell'auto 'drogato' e di una Fiat inutilmente appesantita nel suo percorso - è doloroso ma è così - da un'inutile palla al piede".

 

Tuttavia i sindacati rilevano come la soluzione per Termini Imerese debba per forza passare dalla Fiat. In particolare secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, il Lingotto "deve indicare una soluzione che sia credibile. Noi possiamo certamente dare una mano ma non è certo l'azienda che deve dare una mano al governo a decidere. Noi non ci rassegniamo all'idea che si chiuda un'impresa in cambio di niente o di assistenza".

Mentre il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni rileva come ci sia "un silenzio assordante" da parte della Fiat sul piano industriale relativo a tutti gli stabilimenti del Paese. "L'unica cosa che hanno fatto con molta solerzia è dividersi i dividendi, per il resto è tutto occultato", ha aggiunto Bonanni.

Quanto a Pomigliano d'Arco, Scajola ha osservato che lo stabilimento "soffre della crisi di produzione dell'Alfa Romeo, che è debole in questo momento: ma in accordo con la Fiat si prevede lo sviluppo producendo lì la Panda, che attualmente è prodotta in Polonia e che è il modello di punta delle vendite Fiat".

Tornando infine sulla polemica relativa agli incentivi, Scajola ha parlato dei 270 milioni ricevuti dal gruppo automobilistico per la ricerca e gli investimenti: "Certo è - ha sottolineato - che questi incentivi sono quelli che hanno permesso di avere prodotti innovativi e quindi di vincere la battaglia per la Chrysler. Non vanno restituiti, ma sono un grande impegno perchè la Fiat sviluppi l'italianità e la presenza in Italia". "Nel passato - ha concluso il ministro - la Fiat ha dato diverse prove di poca attenzione all'auto, ma da quando c'è Marchionne ha investito molto sul settore, che è diventato il suo core business. E allora via le polemiche, ma la Fiat si ricordi che l'Italia ha dato alla Fiat come la Fiat ha dato all'Italia".

 

(08 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

 

 

 

 

 

2010-02-06

Calderoli parla di "lampante irriconoscenza", e la Cgia di Mestre smentisce Montezemolo

che aveva negato di aver ricevuto contributi pubblici: "In bilancio 270 milioni di euro in 3 anni"

Fiat, sindaci in tuta blu per protesta

La Lega: "Restituiscano gli aiuti di Stato"

Le comunità locali decidono una serie di iniziative per scongiurare la chiusura di Termini

Fiat, sindaci in tuta blu per protesta La Lega: "Restituiscano gli aiuti di Stato"

Il ministro per lo Sviluppo Economico Scajola con l'ad della Fiat Sergio Marchionne

ROMA - I sindaci del palermitano in trincea. Non sono soddisfatti dei risultati del tavolo tecnico tenuto ieri a Roma tra Fiat e governo, nel corso del quale è stata confermata la volontà del gruppo automobilistico di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese. Questa mattina amministratori e sindacati si sono riuniti per decidere le iniziative di protesta. Due ore di faccia a faccia questa mattina, in municipio. L'agitazione adesso coinvolge tutti i Comuni del comprensorio interessati dalla presenza della casa torinese e dell'indotto, pezzi consistenti delle economie locali.

Tra le principali iniziative decise al termine dell'incontro, la richiesta di un incontro con il governo regionale per condividere il documento che il presidente Raffaele Lombardo presenterà al ministero dello Sviluppo economico, mettendo sul tavolo 350 milioni di euro; poi una serie di fiaccolate civiche che si svolgeranno contemporaneamente in tutti i comuni del comprensorio giorno 19 alle ore 18; infine, una manifestazione unitaria e un presidio simbolico, con la partecipazione delle giunte, dei consigli comunali e dei cittadini dei territori coinvolti, davanti ai cancelli della fabbrica, programmati per sabato 27 febbraio.

Da più parti torna la richiesta alla Fiat di restituire gli incentivi avuti per tanti anni dai vari governi: a rilanciare la polemica è di nuovo la Lega. "Per tanto tempo ha vissuto con gli aiuti dello Stato", ha ribadito il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, replicando alle affermazioni del presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale la casa torinese, da quando c'è lui, "non ha ricevuto un euro dallo Stato".

 

Un'affermazione smentita stamane dalla documentazione presentata dalla Cgia di Mestre, secondo la quale dai bilanci redatti dallo stesso gruppo automobolistico dal 2006 al 2008 emergono al contrario 270 milioni di aiuti pubblici: "Se consideriamo che stiamo parlando del principale gruppo industriale italiano - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - questi 270 milioni sono un importo tutto sommato abbastanza contenuto. Una cosa però è certa: sicuramente non possono lamentarsi del trattamento economico ricevuto quando c'era la lira".

Ma il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, insiste: "Di fronte a una lampante irriconoscenza da parte di alcuni o, peggio, dinnanzi alla ipotesi di qualche impresa di chiuder baracca e burattini e lasciare l'Italia, penso che il governo, nelle persone dei ministri Tremonti e Scajola, dovrebbe fare una ricognizione su chi ha preso aiuti di Stato e sulla entità e durata di tali aiuti". Mentre il segretario della Fiom Gianni Rinaldini lancia una sorta di appello alla famiglia Agnelli, azionista di maggioranza della Fiat: "Marchionne ha assunto un atteggiamento arrogante - dice Rinaldini - e l'immagine della Fiat non è certo al massimo. La famiglia ci ha sempre tenuto, strano questo silenzio".

(06 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

Il presidente dell'azienda: "Da quando ci siamo io e Marchionne, mai ricevuto un soldo dal governo"

Schifani: "Il perseguimento del profitto non entri in contrasto con le esigenze di pace e serenità sociale"

Fiat, Scajola a Montezemolo

"Cresciuta anche grazie allo Stato"

Il Lingotto su Termini Imerse: chiuderà, mobilità con pensione per la metà dei lavoratori. E' sciopero

Calderoli: "Le dichiarazioni di Montezemolo sugli incentivi? Una barzelletta che non fa ridere".di GIULIA BELARDELLI

Fiat, Scajola a Montezemolo "Cresciuta anche grazie allo Stato"

Il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo con il presidente del Senato Renato Schifani a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss

ROMA - "Da quando alla Fiat ci siamo io e Marchionne, non ho mai ricevuto un euro dallo Stato". Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, interviene così sulla questione degli incentivi che sta creando frizioni con il governo. In serata arriva la risposta del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: "La Fiat ha saputo crescere in Italia e nel mondo con le sue capacità, ma anche grazie all'aiuto dei governi italiani e degli italiani". Non si placa dunque la polemica tra il Lingotto e l'esecutivo, malgrado la telefonata di ieri sera tra Montezemolo e il presidente del Consiglio.

Le dichiarazioni di Montezemolo, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Luiss Guido Carli, hanno provocato una secca reazione da parte del ministro leghista, Roberto Calderoli: "Se si tratta di una barzelletta, non c'è nulla da ridere". Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, "c'è una comprensibile irritazione" da parte del governo di fronte ad "atti unilaterali che sembrano strappi rispetto a percorsi che dovrebbero consentire di individuare le soluzioni migliori per le persone".

Intanto i lavoratori di Termini Imerese sono scesi in sciopero dopo le notizie arrivate da Roma. Durante il vertice al ministero dello Sviluppo economico, infatti, l'azienda avrebbe confermato la propria intenzione di dismettere lo stabilimento siciliano, ma non le sue tecnologie. Tenendo conto - hanno sottolineato i rappresentanti del Lingotto - che circa la metà dei lavoratori dello stabilimento ha i requisiti necessari per accedere alla mobilità, agganciandola poi alla pensione.

 

Il presidente della Fiat ha poi sottolineato: qualsiasi scelta aziendale verrà fatta tenendo conto dei lavoratori e delle loro famiglie. Parole che hanno "rassicurato" il presidente del Senato, Renato Schifani, per il quale è importante che il profitto non entri in contrasto con l'esigenza di "pace" e "serenità sociale".

Matteoli: "C'è preoccupazione, ma non si perderanno posti di lavoro". "Il Governo non lascerà nulla d'intentato nella vertenza che riguarda lo stabilimento Fiat di Termini Imerese", lo ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. "Sono molto preoccupato - ha detto - ma ho parlato a lungo con il ministro Scajola e sono certo che non si perderà nemmeno un posto di lavoro". "Certo - ha aggiunto - preoccupano le parole di Marchionne quando dice che la Fiat può fare a meno degli incentivi, facendo intendere quindi che ormai la decisione di chiudere Termini Imerese è irrevocabile".

Montezemolo: "Decisioni terranno conto delle esigenze dei lavoratori". A proposito delle future scelte aziendali - "che serviranno a mantenere competitiva l'azienda" - Montezemolo ha detto: "ogni decisione non potrà essere disgiunta dal problema delle famiglie e delle persone". Parole "autorevoli" che sono state accolte positivamente dal presidente del Senato, Renato Schifani, ospite d'onore alla Luiss. "Queste dichiarazioni - ha detto Schifani - sono incoraggianti e si basano sul senso di responsabilità. E' importante - ha proseguito - che la logica del profitto si misuri con l'esigenza di assicurare serenità e pace sociale ai dipendenti e alle loro famiglie".

Scontro Fiat-governo. Ieri, a proposito degli incentivi, l'ad Sergio Marchionne era stato chiaro: "Degli incentivi si può fare a meno", aveva detto, pur avendoli chiesti con insistenza in passato. Oggi il responsabile delle relazioni istituzionali di Fiat, Ernesto Auci, ha ribadito il concetto: "Mai chiesto nulla". E così è toccato a Montezemolo lanciare segnali di distensione all'esecutivo, a cui le scelte occupazionali del Lingotto non sono piaciute: "Con il governo c'è un rapporto molto chiaro e positivo, di dialogo e di confronto", in attesa del primo piano strategico: il 21 aprile prossimo Marchionne farà sapere come si muoveranno nei prossimi quattro anni Fiat e Chrysler, alleate dopo l'accordo di luglio. Intesa che, ha precisato Montezemolo, non toglie nulla all'italianità della Fiat: "Basta chiacchiere, l'azienda è e resta italiana".

Calderoli: "Se è una barzelletta non c'è nulla da ridere". Le parole di Montezemolo, però, hanno indispettito il Carroccio. "Se quella dei soldi è una barzelletta non fa proprio ridere. Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni 'sanitari'...", ha affermato Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione. "La Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno", ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

Marcegaglia: "Il vero tema è il reimpiego dei lavoratori". Secondo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, "per lo stabilimento di Termini Imerese il vero tema è quello di individuare soluzioni che consentano il reimpiego dei lavoratori". Marcegaglia ha sottolineato: "I problemi di logistica, minore produttività e scarsa efficienza dello stabilimento siciliano non sono una novità". "I conti dicono che fare un'auto a Termini costa mille euro in più - ha aggiunto - dunque il tema vero non è obbligare un imprenditore a mantenere lì lo stabilimento, soluzione che durerebbe solo qualche mese, ma piuttosto reimpiegare le persone anche grazie alla formazione". Su questo fronte, ha detto, "si sta ragionando e ci sono delle proposte. Da parte della Fiat è arrivata la disponibilità a ragionare su come supportare i posti di lavoro. È un atteggiamento giusto", ha commentato.

Sciopero a Termini. Intorno allo stabilimento siciliano la tensione resta alta. Stamattina gli operai del reparto montaggio, circa l'80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi ai sindaci del comprensorio termitano che stavano effettuando un sit-in davanti ai cancelli. Una mobilitazione legata alle notizie arrivate dal vertice romano tra azienda, governo e sindacati (che è stato aggiornato al 5 marzo). A quanto si apprende, la Fiat ha ribadito la propria intenzione di voler dismettere lo stabilimento di Termini Imerese, ma non le tecnologie. Secondo i manager Fiat, 806 persone su 1658 avrebbero i requisiti per la mobilità e quindi vicini alla pensione. Infine, il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano.

Luiss, Laurea Honoris Causa a Stiglitz. Sullo sfondo del caso Fiat, alla Luiss si è parlato anche di giovani, formazione e competitività: tre termini fondamentali per "rilanciare il nostro Paese e uscire rafforzati dalla crisi economica che è ancora in atto", ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani. Nel corso della cerimonia è stata conferita la Laurea Honoris Causa al premio Nobel per l'economia Joseph E. Stiglitz, celebre economista e scrittore statunitense, maestro delle teorie sull'economia asimmetrica.

Nella sua lectio magistralis, Stiglitz si è soffermato sulle cause della crisi globale che dagli Stati Uniti si è allargata a tutte le economie sviluppate del pianeta. Una crisi che ha messo a dura prova le teorie e i modelli economici del passato, dimostrando una volta per tutte che "l'efficienza del mercato" è solo un'illusione destinata a crollare sotto il peso delle sue contraddizioni. "Per questo - ha detto lo studioso, Nobel nel 2001 - è importante insegnare ai giovani professionisti l'importanza di tenere comportamenti etici". Un passaggio che è sfuggito agli operatori dei mercati finanziari americani, colpevoli - secondo Stiglitz - di aver messo la loro "firma" al dramma della crisi mondiale. Una riflessione profonda su concetti come profitto e produttività, eticità e valori morali. Nella convinzione che "nel futuro si debba investire di più su un mercato globale delle menti", perché solo così sarà possibile "superare le crisi attuale e affrontare quelle che ancora dovranno venire".

© Riproduzione riservata (05 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

 

 

2010-02-05

Il presidente dell'azienda torinese: "Le scelte industriali non possono prescindere dai lavoratori"

Schifani: "Dichiarazioni autorevoli, profitto non entri in contrasto con le esigenze di pace e serenità"

Fiat, Montezemolo: "Mai un euro dallo Stato"

Calderoli: "Una barzelletta che non fa ridere"

Il Lingotto su Termini Imerse: chiuderà, mobilità con pensione per la metà dei lavoratori. Scatta lo sciopero

Luiss, lectio magistralis del Nobel per l'Economia Stiglitz: "Non solo profitto. Etica è valore da insegnare"di GIULIA BELARDELLI

Fiat, Montezemolo: "Mai un euro dallo Stato" Calderoli: "Una barzelletta che non fa ridere"

Il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo con il presidente del Senato Renato Schifani a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss

ROMA - "Da quando noi siamo alla Fiat non ho mai ricevuto un euro dallo Stato". Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, interviene sulla questione degli incentivi che sta creando frizioni con il governo. Le dichiarazioni, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Luiss Guido Carli, hanno provocato una secca reazione da parte del ministro leghista, Roberto Calderoli: "Se si tratta di una barzelletta, non c'è nulla da ridere". Il presidente della Fiat ha poi sottolineato: qualsiasi scelta aziendale verrà fatta tenendo conto dei lavoratori e delle loro famiglie. Parole che hanno rassicurato il presidente del Senato, Renato Schifani, per il quale è importante che il profitto non entri in contrasto con l'esigenza di "pace" e "serenità sociale".

I lavoratori di Termini Imerese sono scesi in sciopero dopo le notizie arrivate da Roma. Durante il vertice al ministero dello Sviluppo economico, infatti, l'azienda avrebbe confermato la propria intenzione di dismettere lo stabilimento siciliano, ma non le sue tecnologie. Tenendo conto - hanno sottolineato i rappresentanti del Lingotto - che circa la metà dei lavoratori dello stabilimento ha i requisiti necessari per accedere alla mobilità, agganciandola poi alla pensione.

Montezemolo: "Decisioni terranno conto delle esigenze dei lavoratori". A proposito delle future scelte aziendali - "che serviranno a mantenere competitiva l'azienda" - Montezemolo ha detto: "ogni decisione non potrà essere disgiunta dal problema delle famiglie e delle persone". Parole "autorevoli" che sono state accolte positivamente dal presidente del Senato, Renato Schifani, ospite d'onore alla Luiss. "Queste dichiarazioni - ha detto Schifani - sono incoraggianti e si basano sul senso di responsabilità. E' importante - ha proseguito - che la logica del profitto si misuri con l'esigenza di assicurare serenità e pace sociale ai dipendenti e alle loro famiglie".

 

Scontro Fiat-governo. Ieri, a proposito degli incentivi, l'ad Sergio Marchionne era stato chiaro: "Degli incentivi si può fare a meno", aveva detto, pur avendoli chiesti con insistenza in passato. Oggi il responsabile delle relazioni istituzionali di Fiat, Ernesto Auci, ha ribadito il concetto: "Mai chiesto nulla". E così è toccato a Montezemolo lanciare segnali di distensione all'esecutivo, a cui le scelte occupazionali del Lingotto non sono piaciute: "Con il governo c'è un rapporto molto chiaro e positivo, di dialogo e di confronto", in attesa del primo piano strategico: il 21 aprile prossimo Marchionne farà sapere come si muoveranno nei prossimi quattro anni Fiat e Chrysler, alleate dopo l'accordo di luglio. Intesa che, ha precisato Montezemolo, non toglie nulla all'italianità della Fiat: "Basta chiacchiere, l'azienda è e resta italiana".

Calderoli: "Se è una barzelletta non c'è nulla da ridere". Le parole di Montezemolo, però, hanno indispettito il Carroccio. "Se quella dei soldi è una barzelletta non fa proprio ridere. Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni 'sanitari'...", ha affermato Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione. "La Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno", ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

Marcegaglia: "Il vero tema è il reimpiego dei lavoratori". Secondo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, "per lo stabilimento di Termini Imerese il vero tema è quello di individuare soluzioni che consentano il reimpiego dei lavoratori". Marcegaglia ha sottolineato: "I problemi di logistica, minore produttività e scarsa efficienza dello stabilimento siciliano non sono una novità". "I conti dicono che fare un'auto a Termini costa mille euro in più - ha aggiunto - dunque il tema vero non è obbligare un imprenditore a mantenere lì lo stabilimento, soluzione che durerebbe solo qualche mese, ma piuttosto reimpiegare le persone anche grazie alla formazione". Su questo fronte, ha detto, "si sta ragionando e ci sono delle proposte. Da parte della Fiat è arrivata la disponibilità a ragionare su come supportare i posti di lavoro. È un atteggiamento giusto", ha commentato.

Sciopero a Termini. Intorno allo stabilimento siciliano la tensione resta alta. Stamattina gli operai del reparto montaggio, circa l'80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi ai sindaci del comprensorio termitano che stavano effettuando un sit-in davanti ai cancelli. Una mobilitazione legata alle notizie arrivate dal vertice romano tra azienda, governo e sindacati (che è stato aggiornato al 5 marzo). A quanto si apprende, la Fiat ha ribadito la propria intenzione di voler dismettere lo stabilimento di Termini Imerese, ma non le tecnologie. Secondo i manager Fiat, 806 persone su 1658 avrebbero i requisiti per la mobilità e quindi vicini alla pensione. Infine, il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano.

Luiss, Laurea Honoris Causa a Stiglitz. Sullo sfondo del caso Fiat, alla Luiss si è parlato anche di giovani, formazione e competitività: tre termini fondamentali per "rilanciare il nostro Paese e uscire rafforzati dalla crisi economica che è ancora in atto", ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani. Nel corso della cerimonia è stata conferita la Laurea Honoris Causa al premio Nobel per l'economia Joseph E. Stiglitz, celebre economista e scrittore statunitense, maestro delle teorie sull'economia asimmetrica.

Nella sua lectio magistralis, Stiglitz si è soffermato sulle cause della crisi globale che dagli Stati Uniti si è allargata a tutte le economie sviluppate del pianeta. Una crisi che ha messo a dura prova le teorie e i modelli economici del passato, dimostrando una volta per tutte che "l'efficienza del mercato" è solo un'illusione destinata a crollare sotto il peso delle sue contraddizioni. "Per questo - ha detto lo studioso, Nobel nel 2001 - è importante insegnare ai giovani professionisti l'importanza di tenere comportamenti etici". Un passaggio che è sfuggito agli operatori dei mercati finanziari americani, colpevoli - secondo Stiglitz - di aver messo la loro "firma" al dramma della crisi mondiale. Una riflessione profonda su concetti come profitto e produttività, eticità e valori morali. Nella convinzione che "nel futuro si debba investire di più su un mercato globale delle menti", perché solo così sarà possibile "superare le crisi attuale e affrontare quelle che ancora dovranno venire".

© Riproduzione riservata (05 febbraio 2010)

 

 

I l premier: "stiamo discutendo, il capitolo resta aperto". Marchionne: "A noi

serve una politica industriale". Schifani: "Niente aiuti a chi licenzia"

Incentivi, duello fra governo e Fiat

Berlusconi: "Non sembrano interessati..."

Incentivi, duello fra governo e Fiat Berlusconi: "Non sembrano interessati..."

Presidio dei lavoratori Fiat davanti all'ingresso di Mirafiori

ROMA - "Stiamo pensando agli incentivi ma sembra che il più grande produttore italiano non sia interessato". "A noi serve una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell'industria dell'auto". Due frasi che racchiudono il duello fra la Fiat e il governo sulla questione della chiusura della fabbrica di Termini Imerese e il rinnovo degli aiuti che i ministri interessati ed oggi anche il presidente del Senato Renato Schifani vogliono legati alla salvaguardia dell'occupazione.

Il premier non chiude tutte le porte. " E'ancora un capitolo aperto, un provvedimento all'esame, anche se "il principale produttore italiano, la Fiat, non sembra sia interessata. Stiamo discutendo con altri protagonisti del settore auto e vediamo come si metteranno le cose, noi siamo sempre aperti e pronti a dare una mano ai settori che ne hanno bisogno".

E dal mondo politico arrivano messaggi chiari. "Bisogna avere il coraggio - dice il presidente del Senato, Renato Schifani - di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali". Un punto su cui insiste anche il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli: la Fiat "ha preso i soldi e ora scappa", afferma. Marchionne, però, su questo punto è sempre stato chiaro e continua a non lasciare speranze sul futuro dello stabilimento siciliano, destinato a chiudere nel 2011 "perchè non si può produrre in perdita". Non c'è alcuno scambio da fare incentivi-occupazione, concorda la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia che chiede di distinguere tra il sostegno a un settore in sofferenza e il problema di uno stabilimento produttivo. "Il problema serio - dice la leader degli industriali - non è tenere in piedi stabilimenti non efficienti, ma reimpiegare le persone che rischiano di perdere il posto di lavoro: su questo serve l'impegno di Fiat, e l'ha dato, nostro e del governo".

 

Chiede una decisione rapida anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "A casa mia si dice 'o si va a messa o si sta a casa'. Il governo non sa che pesci pigliare, è irresponsabile". Per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sulla questione incentivi "serve chiarezza e gradualità", mentre il Pdci invita il governo "a prendere atto delle parole di Marchionne che non vuole gli incentivi e a lavorare per la nazionalizzazione dell'azienda". "Gli incentivi - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - sono solo una misura per ridurre la cassa integrazione, devono servire a guadagnare tempo per proposte di politica industriale".

Ma l'amministratore delegato di Fiat non si scompone. "Rinnovare i bonus non farebbe altro che rimandare il problema alla prossima scadenza", spiega Marchionne che aggiunge: "l'eventuale scelta del governo di non rinnovarli ci trova pienamente d'accordo. La Fiat è in grado di gestire la situazione, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista industriale, anche nello scenario più pessimistico".

Il nodo degli incentivi, alla vigilia del nuovo incontro fra le parti, fissato per domani al Ministero dello Sviluppo Economico, s'intreccia con quello del futuro della fabbrica di Termini Imerese. Il governo, che ha fra le mani molti progetti, alcuni provenienti dall'estero, vuole a tutti i costi che il sito siciliano rimanga un polo produttivo e che ci sia un coinvolgimento della Fiat. Già domani si aspetta risposte chiare dal Lingotto su questo punto e, non è escluso, che già nell'incontro possa essere nominato un advisor per valutare la concretezza delle altre proposte arrivare per il polo siciliano.

(04 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

 

 

All'incontro al ministero presenti i sindacati, e il governatore della Sicilia, Lombardo

L'amministratore delegato Marchionne non arriva. Il ministro: "Fila riannodate"

Fiat, appello di Scajola su Termini

Il governo: "Sette proposte sul tavolo"

Monsignor Crociata: "Ascoltare il grido di dolore di chi resta senza lavoro"

Scendono dal tetto i 13 lavoratori della Delivery Mail: per loro in arrivo la cassa integrazione

Fiat, appello di Scajola su Termini Il governo: "Sette proposte sul tavolo"

Operai all'uscita dallo stabilimento di Termini Imerese

ROMA - Scajola lancia appelli a non chiudere la produzione di auto in Sicilia, parla di proposte sul tavolo per la "nuova Termini Imerese", conclude con una nota di ottimismo sul "dialogo riannodato". Questo in sintesi lo scenario al termine del tavolo convocato al ministero dello Sviluppo Economico dedicato alla Fiat e in particolare alla situazione dello stabilimento di Termini Imerese. Presenti, per il governo, il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola e il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Pasquale Viespoli, poi il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo e il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello. Per la Fiat Paolo Rebaudengo, responsabile relazioni industriali; l'ad Sergio Marchionne non si è presentato. C'erano invece i tre leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e i responsabili delle categorie dei metalmeccanici.

La riconvocazione. Al termine dell'incontro Scajola è stato ottimista. "Abbiamo riannodato le fila per una collaborazione tra governo, Fiat e parti sociali. Questa rinnovata fiducia tiene presente la volontà che cresca la produzione Fiat in Italia in modo sensibile, con la tenuta dei livelli occupazionali". La Fiat "è un pilastro industriale italiano, ma il sistema industriale italiano non può perdere dei pezzi". Il 5 febbraio, nuovo tavolo tecnico su Termini Imerese; sarà dedicato anche al caso dei 15 lavoratori dell'indotto. Scajola fa sapere che altri tavoli tecnici sulle vertenze relative agli altri stabilimenti ci saranno "non appena Fiat ci presenterà il piano industriale dettagliato di investimenti per il prossimo biennio".

 

Le proposte. Per il futuro di Termini Imerese il governo avrebbe già valutato 7 proposte ma ci sono "motivi di riserbo per giudicarne l'effettiva consistenza", precisa Scajola, secondo il quale - stando a fonti sindacali - "occorre definire quale sia l'apporto Fiat e solo dopo portare le proposte all'attenzione di questo tavolo, che sarà riconvocato su richiesta delle parti". Per Scajola "serve uno sforzo comune tra tutti i soggetti perché si realizzino gli obiettivi di non perdere occupazione e produzione". Il ministro avrebbe poi sottolineato come sia auspicio del governo che "nello stabilimento siciliano rimanga la produzione legata all'automobile ("Fiat è un asset fondamentale per il Paese e il governo intende agevolarne l'attività"), ma ha definito "inopportuna" la decisione di fermare per due settimane gli stabilimenti. E sugli aiuti pubblici all'industria, Scajola ha annunciato che "il governo vuole accompagnare il percorso degli incentivi con il contributo delle forze sociali per tornare presto a condizioni di mercato".

I sindacati. Sono entrati con forza i sindacati al tavolo delle trattive con la Fiat. "Alcoa, Sicilfiat e anche Eutelia, la situazione sociale si appesantisce. Stiamo parlando di decine di migliaia di lavoratori, c'è bisogno di risposte per governare una situazione come questa", ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, al suo arrivo al vertice. "La decisione di mettere in cassa integrazione 30 mila lavoratori contrasta con l'andamento positivo dei conti, ottenuto anche grazie agli incentivi pubblici concessi dallo Stato". Secondo il leader della Cgil è necessario "esplorare tutte le possibilità per continuare a produrre auto a Termini Imerese e non considerare definitiva la scelta di Fiat di abbandonare lo stabilimento". Quanto alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sul futuro dello stabilimento, Epifani ha replicato: "La prospettiva di Confindustria è che si riduca la base industriale, io invece penso che Termini debba sopravvivere". Dello stesso avviso il segretario generale della Cisl Bonanni che pur definendo "comprensibile la difesa delle scelte della Fiat da parte di Confindustria", si dice convinto che l'azienda "non può lasciare per strada nessuno, ancora di più se vuole gli incentivi", cioè soldi "dei contribuenti, e proprio questi devono sapere che i soldi a cui rinunciano servono almeno a mantenere in piedi il lavoro e il reddito di tante famiglie".

La riconversione di Termini. "Fiat non è un'azienda assistita. Sugli incentivi per il 2010 il governo è totalmente libero di decidere per il bene del Paese". Lo ha detto - riferiscono fonti sindacali - Ernesto Auci, responsabile Relazioni istituzionali di Fiat, durante il suo intervento. Proprio sullo stabilimento siciliano il rappresentante dell'azienda torinese avrebbe assicurato che "Fiat è pronta ad aiutare e sostenere le proposte di riconversione da parte della Regione Sicilia per mantenere in vita l'occupazione anche quando la produzione cesserà". Chiara la posizione del governatore Lombardo: "La Regione non accetterà mai che i lavoratori di Termini Imerese siano adibiti a venditori di stoviglie e lampadine".

La Borsa. Fiat chiude in rialzo del 4,16% a 9,13 euro a Piazza Affari e per la prima volta in positivo dopo una serie di sette sedute in netto calo. Particolarmente intensi gli scambi, con 43,7 milioni di azioni passate di mano e pari al 4% del capitale ordinario. Vivace anche l'azionista Exor, in rialzo del 4,18% a 11,95 euro.

L'appello della Cei. Esorta ad "ascoltare il grido di dolore di chi resta senza lavoro" monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale. "C'è il nostro incoraggiamento a conservare e assicurare i posti di lavoro e a farli crescere - ha detto ancora, durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio episcopale permanente - siamo di fronte a famiglie che finora hanno avuto lavoro e adesso sono sulla strada".

Le proteste. Una delegazione di operai di Termini Imerese ha raggiunto Roma in vista del vertice. E allo stabilimento la produzione è ancora ferma. "Riapriremo quando sarà ripristinata la legalità all'interno dello stabilimento", avrebbe annunciato l'azienda al vertice. Nel frattempo sono scesi a terra i tredici lavoratori della Delivery mail che da dieci giorni si trovavano sul tetto del capannone della Fiat a Termini Imerese, a circa venti metri d'altezza, per protesta contro il licenziamento che scatterà dal primo febbraio. L'azienda, alla fine, ha fatto retromarcia, revocando i licenziamenti. Per i lavoratori, che sono stati denunciati, si profila la cassa integrazione.

(29 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

 

Adesione pressoché totale alla protesta indetta dai sindacati

Le tute blu manifestano a Palermo davanti a Palazzo dei Normanni

Termini Imerese, fabbrica ferma

per lo sciopero dei lavoratori

Termini Imerese, fabbrica ferma per lo sciopero dei lavoratori

I cancelli di Termini Imerese

TERMINI IMERESE (Palermo) - Produzione ferma nello stabilimento della Fiat a Termini Imerese, per lo sciopero dei lavoratori. Secondo la Fiom, l'adesione degli operai è totale. I lavoratori protestano contro la decisione della Fiat di non produrre più auto nella fabbrica siciliana, a partire dal 2012. I sindacati confederali chiedono il mantenimento della produzione di auto e la salvaguardia dei posti di lavoro. Alla Fiat di Termini Imerese lavorano 1.350 persone e altre 600 sono occupate nelle aziende dell'indotto.

Non bastano i pullman. I delegati di Fim, Fiom e Uilm dalle 5 di questa mattina pressidiano i cancelli della fabbrica, "ma nessuno è entrato", ha affermato il segretario territoriale della Fiom, Roberto Mastrosimone. Le tute blu, a bordo di sei pullman, hanno raggiunto Palermo per un presidio davanti Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, che oggi pomeriggio si riunirà in seduta straordinaria proprio per affrontare il caso Fiat.

Ma sono troppi gli operai della Fiat e dell'indotto che vogliano recarsi a Palermo per manifestare, tanto che i pullman organizzati da Fim Fiom e Uilm sembrano non bastare. Un fuori programma, che sta facendo rallentare la macchina organizzativa, ma che soddisfa i sindacati dei metalmeccanici che giudicano "un successo" l'adesione allo sciopero di otto ore.

Lombardo da che parte sta? "I soldi pubblici non sono caramelle. Lombardo chieda a Scajola di mettere Marchionne spalle al muro. Il presidente della Regione decida da che parte stare: con i lavoratori, che in queste ore stanno scioperando e a cui va tutta la solidarietà, oppure con chi li abbandona al suo destino". E' quanto afferma in una nota Riccardo Messina, segretario del PdCI-Federazione della sinistra di Palermo.

 

"Se muore Termini Imerese muore una certezza che dà lavoro a migliaia di persone e si spegne una speranza, quella di tante famiglie monoreddito che non reggerebbero l'urto della disoccupazione e dell'impoverimento sociale - conclude Messina - Il presidente della Regione è titolato ad intervenire: da lui servono fatti e non parole".

Una bara con dentro la Fiat. Intanto, alcuni manifestanti hanno fatto esplodere numerosi petardi in piazza del Parlamento a Palermo, davanti alla sede dell'Assemblea regionale. Alcuni striscioni sono stati appesi sulle transenne dove si possono leggere slogan come "Riconversione industriale = chiusura totale"; "Marchionne e Scajola cumpari senza parola"; "90 parlamentari del Sud saranno capaci di salvare il futuro di 2500 famiglie?"; "Fiat come acronimo di Furbi Industriali Abbandonano Termini". Sempre sulle transenne alcuni operai hanno collocato una bara in polistirolo con la scritta Fiat e il simbolo di una croce.

L'intransigenza di Marchionne. "Noi ci aspettiamo che la politica siciliana chieda coraggiosamente al governo nazionale di bloccare gli incentivi alla rottamazione, non si può dare un aiuto a un'azienda come la Fiat che fa pagare un prezzo sociale così alto", ha detto la segretario regionale della Fiom Cgil Giovanna Marano, tra i tanti sindacalisti che partecipano alla manifestazione. "Il comportamento di Marchionne nelle ultime ore - ha aggiunto - ci induce a pensare che qualcosa non funziona, anche a Palazzo Chigi. Speravamo che la Chrysler, ad operazione conclusa, diventasse un'azienda italiana. Invece, è la Fiat ad essere diventata un'impresa americana. Lo dimostra l'ostinata strategia dell'amministratore delegato della Fiat".

No soluzioni? No incentivi. La Marano ha poi aggiunto: "Per scongiurare una scelta drammatica per migliaia di lavoratori -aggiunge - oggi chiediamo alla politica siciliana di assumere una posizione di intransigenza con il governo nazionale perchè venga bloccato il provvedimento per la rottamazione. In assenza di soluzioni per Termini Imerese non si può concedere alcuna forma di incentivo statale. E' su questo che la politica siciliana e nazionale possono fare leva. Se permane il disimpegno su Termini Imerese ribadito con forza nelle ultime ore si richiami la Fiat al tavolo di trattative a Palazzo Chigi per sancire le mutate condizioni del governo".

La lotta si estende in tutta Italia. "Domani con Fim e Uilm decideremo in modo unitario le iniziative di lotta a livello nazionale contro il piano industriale della Fiat e la chiusura di Termini Imerese, che non è una vertenza locale perchè la fine della fabbrica siciliana avrà gravi ripercussioni per gli stabilimenti di Cassino, Pomigliano, Mirafiori e per chi produce i motori". Lo dice il responsabile della Fiom per il settore auto, Enzo Masini, che sta partecipando alla manifestazione dei lavoratori della Fiat a Palermo. "Il piano di Marchionne ha un impatto generale sul gruppo - aggiunge Masini e dunque l'interesse a difendere gli stabilimenti, a cominciare da Termini Imerese, deve essere generale". Domani la Fiom rilancerà al tavolo sindacale unitario la proposta di uno sciopero di otto ore nel gruppo Fiat; ieri la Uilm ha proposto 2 ore.

(13 gennaio 2010) Tutti gli articoli di Economia

 

 

 

 

Da Detroit l'a.d. del Lingotto: "Pronti al confronto, ma i sindacati non igorino la realtà"

E aggiunge: "Alfa non è in vendita. Se sarà possibile, porteremo la Panda a Pomigliano"

Marchionne: "Termini Imerese chiuderà"

Nello stabilimento scioperi spontanei

Epifani: "Continueremo a batterci. Da parte dell'azienda rigidità ingiustificata"

I vertici della Fiat al salone dell'auto di Detroit

DETROIT - Sergio Marchionne non cambia idea: lo stabilimento di Termini Imerese deve essere chiuso, a volerlo sono le "condizioni reali". "Siamo disposti al confronto, ma nessuno può ignorare la realtà". Così l'amministratore delegato del Lingotto ha risposto alle domande dei giornalisti sui rapporti con il sindacato, alla vigilia dello sciopero per la chiusura dello stabilimento siciliano. "La Fiat è una multinazionale - ha proseguito Marchionne - e i sindacati devono rendersi conto della necessità di un equilibrio tra domanda e offerta". Dichiarazioni che, a Termini Imerese, hanno generato scioperi spontanei tra gli operai, in un clima che il sindacato ha definito "di tensione". Fermo il commento di Guglielmo Epifani, segretario della Ggil: "Continueremo a batterci contro la chiusura". La Uilm, dal canto suo, ha fatto sapere che intende proporre a Fim e Fiom due ore di sciopero di tutti i lavoratori del gruppo entro gennaio, "a sostegno della vertenza che riguarda lo stabilimento di Termini Imerese".

Termini Imesese: chiusura nel 2012. Dal salone dell'auto di Detroit, l'amministratore delegato di Fiat ha dunque confermato l'intenzione di chiudere lo stabilimento siciliano nel 2012. "Siamo disposti a lavorare con tutti, ma al momento non c'è nessuna offerta", ha precisato, "solo speculazioni via giornali". Il riferimento è alla presunta offerta di Simone Cimino (presidente di Cape Natixis Sgr, che si sarebbe fatto promotore di una cordata italiana per produrre auto ecologiche nello stabilimento Fiat di Termini Imerese). "Non lo conosco - ha commentato Marchionne - finora non ho visto niente. Noi, lo riperto, siamo disposti a lavorare con tutti".

 

Epifani. "Continueremo a batterci contro la chiusura dello stabilimento", ha detto il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, a margine di un incontro con lavoratori campani a Napoli. "Abbiamo un tavolo di confronto a Roma per dare a Termini Imerese la prospettiva che deve avere nel settore dell'auto, perchè non c'è nessun altra attività che può dare un'occupazione a quei lavoratori in un'area dove non c'è altro" ha aggiunto.

Quanto ai problemi che gli pongono i lavoratori napoletani di Fiat Handling, per 38 dei quali già a dicembre non è stato rinnovato il contratto, Epifani ha detto che "hanno posto un problema giusto, cioè che si faccia di tutto per risolvere anche la loro vicenda". "Da parte della Fiat c'è una rigidità che non si giustifica - ha detto - perché noi siamo pronti a soluzioni che tengano conto anche dei problemi che dell'azienda. Non possimo non solo abbandonare questi lavoratori, ma anche disperdere tutto quello che hanno fatto, formazione, lavoro. Su questo l'impegno di Cgil è totale".

Le reazioni nello stabilimento. Immediata è arrivata la risposta degli operai di Termini Imerese, che hanno dato vita a degli scioperi spontanei già dalle prime ore di questa mattina. Nel reparto montaggio la prima squadra di operai ha incrociato le braccia dalle 7.30 alle 8.30; la seconda squadra si è fermata alle 9.30, sempre per un'ora. Secondo la Fiom, la protesta si sta estendendo anche ad altri reparti, in un clima definito "di tensione". "Se il clima sta diventando pesante la colpa è di Marchionne - ha detto Roberto Mastrosimone, segretario territoriale della Fiom". "Il sindacato governerà la protesta - ha precisato - ma se la situazione dovesse degenerare sappiamo già di chi è la responsabilità". Per domani è in programma lo sciopero di 8 ore proclamato da Fim, Fiom e Uilm, con manifestazione a Palermo, davanti alla sede del Parlamento siciliano.

Per Mastrosimone, "Marchionne affronta la questione di Termini Imerese in modo non veritiero". "Parla di equilibrio tra domanda e offerta? Bene, in Italia si producono 600 mila auto e se ne vendono un milione. La Fiat dunque aumenti la produzione, dato che l'Italia è all'ultimo posto in Europa nel rapporto tra produzione e consumi". "La Fiat - ha aggiunto - dovrebbe rispettare quello che un anno fa condivise con i sindacati: produrre la nuova Lancia Ypsilon a Termini Imerese".

Alfa non è in vendita. Sempre da Detroit, Marchionne ha poi respinto ancora una volta le indiscrezioni sulla possibile cessione o chiusura di Alfa, per la quale è in corso una "profonda revisione". "Alfa non è in vendita. Ha una grande storia - ha aggiunto - ma la storia non implica la sopravvivenza: dobbiamo vendere vetture, non parlare di storia. Dobbiamo essere realisti su quello che può fare. L'ultima cosa che voglio fare è il macellaio del marchio".

Apertura su Pomigliano. L' a.d. del Lingotto ha anche aperto al dialogo con le parti sociali per quanto riguarda Pomigliano. "Abbiamo preso l'impegno di portare la Panda da Tichy, in Polonia, a Pomigliano, se ci saranno le condizioni per ottenere la flessibilità", ha detto ai giornalisti. "Si tratta di un grande impegno - ha precisato - che razionalmente, dal punto di vista economico, non farebbe nessuno. Se ci sono le condizioni, sono più che disposto a lavorare con le parti sociali per portare avanti il discorso. La piattaforma è pronta, la macchina è pronta".

(12 gennaio 2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it

2010-02-08

Termini Imerese, Scajola: "Ci sono 8-10 offerte"

Per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese "abbiamo 8-9-10 offerte, che stiamo valutando e che presenteremo il 5 marzo al tavolo dell'auto per valutare qual è quella che può garantire i posti di lavoro: abbiamo tempo un anno e mezzo". È lo stesso ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola a farlo sapere, precisando che con la Fiat, "il discorso su Termini è chiuso, ma il gruppo concorda che agevolerà e non ostacolerà un'opzione diversa".

La Fiat, ricorda Scajola, ha dichiarato di voler chiudere Termini Imerese, nell'ambito della riorganizzazione che sta facendo in italia. "Noi riteniamo che ci sia ancora spazio per termini - rileva il ministro - ma prendiamo atto della decisione di Fiat. Abbiamo però chiesto al gruppo di aumentare la produzione in italia, e aumenterà da 650mila a 900mila pezzi. Per quanto riguarda termini, abbiamo chiesto a fiat che insieme a noi si impegni per trovare una soluzione industriale, possibilmente ancora sull'automobile".

Per quanto riguarda il tema nucleare, mercoledì mattina in consiglio dei ministri sarà dato il via definitivo al provvedimento per l'individuazione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari. Il ministro dello sviluppo economico ha aggiunto: "Dopo di che le imprese e i soggetti privati individueranno i terreni più adatti che rispondano ai criteri di sicurezza. credo che tra due anni potremo iniziare i percorsi autorizzativi".

08 febbraio 2010

 

 

 

2010-02-05

La sfida della Fiat al governo Gli operai scendono in piazza

di Felicia Masoccotutti gli articoli dell'autore

La Fiat è irritata, non le piace essere appaiata ad Alcoa, non prende i soldi e scappa. La Fiat fa la snob con il governo e lo gela. Prima Marchionne, poi Montezemolo hanno detto chiaramente che gli incentivi all’auto palazzo Chigi se li può anche tenere se intende usarli come arma di pressione per mantenere la produzione a Termini Imerese. Lo stabilimento siciliano chiude, punto. I vertici del Lingotto lo comunicano a mezzo stampa, i loro rappresentanti lo hanno ripetuto ieri all’incontro con i sindacati e gli uomini del ministero per lo Sviluppo. In pochi minuti la notizia è arrivata in Sicilia, alle linee di produzione. Gli operai che erano in turno sono scesi in sciopero e si sono uniti al presidio che i sindaci della zona tenevano fuori dai cancelli. Un gruppo di lavoratori era invece a Roma, sotto il ministero, con loro i colleghi di Pomigliano d’Arco, che non chiude ma ha deciso di fare a meno di 36 operai a cui non viene rinnovato il contratto.

NEANCHE UN EURO

La giornata di ieri ha detto alcune cose. La prima è che la Fiat non è disposta a tutto per avere gli incentivi. Addirittura, il presidente Luca Cordero di Montezemolo afferma che da quando c’è l’attuale management, Fiat "non ha preso un euro dallo Stato". La casa automobilistica non ci sta a passare per un’azienda assistita, ma in molti si permettono di replicare. Lo fa il leader della Cisl Raffaele Bonanni, e lo fa il ministro allo sviluppo Claudio Scajola: "La Fiat ha saputo crescere in Italia e nel mondo con le sue capacità, ma anche con l’aiuto dei governi italiani e degli italiani". Luca Cordero di Montezemolo voleva dire - e lo dice - che gli incentivi "sono a sostegno dei consumi, e non soldi che vengono dati alle aziende". Di più: "per il 70% gli incentivi sono andati alle aziende straniere". Sarà per questo che entrando al ministero, il capo delle relazioni istituzionali della Fiat, Ernesto Auci, ha dichiarato: "Non chiediamo niente, lo abbiamo detto in tutte le salse". Forse per questo l’offerta che sarebbe stata fatta di nuovi incentivi per 6 mesi non ha attecchito: sono pochi, non garantiscono continuità e quando finiscono la produzione crolla. Si è già visto. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi non nasconde la "comprensibile irritazione" del governo. Di fronte alle crisi da gestire (vedi Alcoa) gli uomini di palazzo Chigi appaiono impotenti, in ritardo, con le armi spuntate. Non c’è politica industriale e non si può improvvisare. Questo l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, lo ha chiesto. Anche i sindacati e l’opposizione. "Marchionne ha detto che ci vorrebbe una politica industriale per l’auto, non si può dargli torto", commenta Pierluigi Bersani, per il quale il governo offre solo "incentivi a singhiozzo" e crea "confusione". Il fatto è che senza la "droga" degli incentivi, il mercato italiano dell’auto frenerebbe un bel po’: il centro studi Promoter ha calcolato che se si dovesse dimezzare sia la durata (da un anno a sei mesi) sia l’importo degli incentivi, ci sarebbe un calo delle immatricolazioni del 14,3% sul 2009. E arriverebbe a -20% se gli incentivi non venissero rinnovati: le immatricolazioni si fermerebbero a 1,750 milioni. Senza incentivi la Fiat venderebbe 160mila vetture in meno; i suoi ricavi in Europa sarebbero inferiori di 2,5 miliardi. Prima del tavolo ministeriale, Luca di Montezemolo ha avuto una telefonata con Silvio Berlusconi, l’italianità della Fiat sarebbe stata garantita. Al tavolo il Lingotto è andato invece sul concreto, cominciando a parlare di "soluzioni" per i lavoratori: la metà dei dipendenti di Termini Imerese può essere accompagnato alla pensione con la mobilità che al Sud può arrivare a 4 anni. Fonti Fiat escludono che "si sia parlato di mobilità", ma a volte esplicitare non serve. La collettività può, dunque , ancora aiutare Fiat. "Sistemati" si fa per dire 806 lavoratori su 1658, ne restano più di 800 tra i dipendenti diretti e altri 300 dell’indotto. E qui entrano in campo le sette manifestazioni di interesse per lo stabilimento siciliano. Il ministero per lo Sviluppo ha nominato un advisor per valutarle, si tratta di Invitalia. Il 5 marzo un nuovo incontro.

05 febbraio 2010

 

 

 

 

 

Montezemolo: "Con me alla Fiat mai un euro dallo Stato"

"Da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato, ma non voglio entrare in polemica, preferisco il dialogo". Lo ha affermato il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss.

Intanto oggi si è tenuto al minsitero dello Sviluppo un nuovo tavolo su Termini Imerese. La metà dei lavoratori avrebbero diritto, una volta chiuso l'impianto, alla mobilità agganciata alla pensione: è quanto avrebbero detto i rappresentanti della Fiat. In particolare, su 1.658 lavoratori di Termini Imerese, avrebbero diritto alla mobilità agganciata alla pensione in 806 in quanto al 2011 avrebbero raggiunto i 31 anni di contributi.

L'obiettivo dell'incontro è passare al vaglio le varie proposte (6-7) sul futuro del polo industriale. La maggior parte di queste proposte riguarda il settore trasporti, tra queste, quella di un'azienda lombarda interessata alla produzione di mezzi pubblici elettrici in una parte dello stabilimento. Un altro progetto in discussione, secondo fonti ministeriali, riguarda il settore cinematografico.

Al termine dell'incontro, è stato convocato per il prossimo 5 marzo un nuovo tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico. Nel corso della riunione di oggi il ministero ha nominato Invitalia advisor per valutare le sette ipotesi di sviluppo dello stabilimento siciliano. Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha poi annunciato che lunedì prossimo la giunta regionale approverà un atto con proposta per Termini che presenterà poi al governo. Tra poco due rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento di Pomigliano D'Arco verranno ricevuti al ministero per trovare una soluzione per i precari dello stabilimento campano.

"Non voglio entrare in polemica con Montezemolo, ma la Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno". Così il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni all'Ansa, in una replica al presidente della Fiat Luca Montezemolo che aveva detto: "Da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato". Bonanni ha aggiunto che la Fiat deve trovare "un equilibrio tra sostegno sociale, attenzione all'occupazione e impresa", e sulla spinosa questione di Termini Imerese ha sottolineato che "va mantenuta l'attività, vanno mantenuti tutti posti di lavoro e vanno rispettate tutte le professionalità".

"Montezemolo, quando dice che la Fiat con lui alla guida non ha mai ricevuto un euro dallo Stato, è come Pinocchio". Lo sostiene in una nota Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra. "Il fatto - prosegue - è che le bugie hanno le gambe corte. Sono cinquant'anni che la Fiat riceve finanziamenti, in via diretta e indiretta, da parte dello Stato e fa ottimi affari con essi, scaricando sulle spalle dello Stato i destini e i posti di lavoro dei suoi dipendenti. Anzi, visto che con la montagna di soldi versati in tutti questi decenni dallo Stato alla Fiat, è lo Stato italiano che può rivendicare a buon diritto di essere il suo socio di maggioranza. Di fronte allo scenario che propone Fiat (chiusura di Termini Imerese e cassa integrazione per tutti i lavoratori del gruppo), l'unica strada che rimane aperta, se la Fiat non recede dai suoi propositi, è la nazionalizzazione dell'azienda, visto che la prima cosa di cui deve occuparsi lo Stato, di fatto azionista di maggioranza, è la salvaguardia dei lavoratori e degli stabilimenti".

"Se è una barzelletta la dichiarazione di Montezemolo per cui la Fiat, da quando c'è lui, non ha ricevuto un euro dallo Stato, allora la barzelletta non fa proprio ridere. Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio allora la faccenda assume contorni sanitari...". Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord. "Non mi attendevo, sicuramente, della riconoscenza - ha aggiunto Calderoli -, ma la negazione dell'evidenza mi porterà ad assumere, a titolo personale, un atteggiamento completamente diverso e intransigente rispetto ad un'azienda, quale la Fiat, che i nostri padri consideravano un'azienda di stato proprio per via degli interventi statali che ha ricevuto nel corso degli anni".

Intanto la presidente di Confindustria Marcegaglia lancia l'allarme per nuove vertenze. "Per ora abbiamo due vertenze: Termini Imerese e Alcoa. Ma ne potrebbero anche seguire altre", afferma il presidente degli industriali. Del resto, "abbiamo davanti - sottolinea - uno scenario molto complicato e difficile". Per la Marcegaglia "quello che stiamo vedendo adesso è la conseguenza drammatica della crisi". Gli industriali, comunque, si sono impegnati "in questo anno e mezzo, con grande senso di responsabilità, per mantenere la coesione sociale e tutelare i posti di lavoro nei limiti del possibile".

05 febbraio 2010

 

 

Sciopero spontaneo a Termini Imerese.

I lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese hanno cominciato poco dopo mezzogiorno uno sciopero spontaneo e sono usciti dalla fabbrica per unirsi, nel piazzale, alla ventina di sindaci del comprensorio e all'arciprete, Francesco Anfuso, che stavano manifestando con un sit-in. Gli operai del reparto montaggio, circa l'80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi al sit-in. Lo sciopero, di un'ora, è stato proclamato dalla rsu della Fiom Cgil che ha giudicato "sconfortanti" le notizie giunte dal tavolo tecnico riunito a Roma.

Durante il sit-in, l'arciprete di Termini Imerese, don Francesco Anfuso, ha lanciato un appello alla famiglia Agnelli: "Mi rivolgo agli eredi dell'avvocato Agnelli, ai giovani fratelli Elkann: intervenite, fate qualcosa, non lasciate morire la fabbrica che per tanti anni ha rappresentato il sogno di diverse generazioni e ha dato impulso al nostro territorio". Padre Anfuso ricorda agli azionisti della Fiat "che proprio qui, a Termini Imerese, è stata dedicata qualche anno fa una strada all'avvocato Agnelli, per dimostrare l'attaccamento a un industriale che ha dato lustro a questa terra". "Se oggi lo stabilimento va male come sostiene Sergio Marchionne - aggiunge l'arciprete - la colpa non è certo degli operai o delle istituzioni locali. È chi ha gestito l'azienda che non ha saputo mantenere quel gioellino che alla fine degli anni Sessanta la Sicilia ha consegnato agli Agnelli".

05 febbraio 2010

 

 

 

 

Lavoro, si ferma la Sardegna. In 500mila in corteo a Cagliari

Si è conclusa attorno all'una l'imponente manifestazione che ha attraversato il centro di Cagliari nella giornata di sciopero generale proclamata da Cgil, Cisl e Uil a otto anni dall'ultima mobilitazione del genere. Il 28 giugno 2002 sfilarono in città in 50.000, almeno quanti (secondo le stime conclusive) se ne sono contati oggi tra piazza Giovanni XXIII e piazza Yenne, dove si sono tenuti i comizi conclusivi, anche con qualche fischio a rappresentanti delle segreterie nazionali dei sindacati e un un improvviso, subito interrotto, intervento di un'emigrato sardo a Milano che ha richiamato la necessità della "lotta armata" e accusato i sindacati di aver "venduto gli operai ai padroni".

"Gli impianti Alcoa devono rimanere in marcia", ha ricordato dal palco nel suo lungo intervento Susanna Camusso, della segreteria nazionale della Cgil, toccando la vertenza più cocente fra le tante che aggravano il quadro industriale in crisi in Sardegna. "Governo e Regione guardino questa piazza e le speranze dei lavoratori che non devono essere cancellate. L'Alcoa non deve andaresene da questo Paese. E ai ministri diciamo, non ci bastano le vostre dichiarazioni, non si può fare a chi urla di più. Vorremo invece sapere che cosa state predisponendo", ha aggiunto Camusso difendendo la cassa integrazione come "strumento fondamentale per tutelare i lavoratori e tenere aperte le imprese".

Sul palco, assieme ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Sardegna, Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca, sono saliti rappresentanti degli studenti, dei precari e deli operai Alcoa. "È una giornata memorabile", ha detto Medde alla folla, "de su populu sardu".

"Pittsburgh è una parola che in questi giorni non mi è molto gradita... è la sede dell'Alcoa...". Gianni Letta si affida all'ironia, pur se amara, per tornare sul "braccio di ferro" fra il governo e il colosso americano dell'alluminio che ha annunciato l'intenzione di fermare gli stabilimenti italiani. Il commento del sottosegretario del Consiglio è stato fatto nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi per la presentazione del progetto "Il teatro italiano nel mondo". E proprio nel corso dell'incontro con i giornalisti, l'autore e regista teatrale Maurizio Scaparro ha parlato della città americana dove morì l'attrice Eleonora Duse. E Letta lo ha interrotto brevemente per fare il laconico commento.

"L'azienda ha chiesto una serie di agevolazioni sul costo dell'energia che, se fossero confermate non si vede perchè dovrebbe andare via". Così il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, commenta, a margine della presentazione del centenario dell'organizzazione, la vertenza in corso dell'Alcoa.

05 febbraio 2010

 

 

 

Chiude anche la Glaxo di Verona

Entro il 2010 il gruppo GlaxoSmithKline (Gsk) ha annunciato la chiusura del Centro ricerche di Verona e di altre cinque strutture in Europa e Canada. Ne ha dato notizia un portavoce del gruppo sottolineando che i centri di Verona e Harlow, in Gran Bretagna, subiranno il grosso dei tagli occupazionali, sebbene in entrambi proseguiranno alcune delle attività legate alla ricerca sui farmaci. Immediata la reazione dei sindacati Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil che parlano di decisione "inaccettabile" e di "un duro colpo" allo sviluppo del Paese. Per questo i sindacati metteranno in campo "ogni azione possibile" per far recedere Gsk da questa scelta e in tal senso "sollecitano Farmindustria e il Governo ad assumere immediatamente una posizione fortemente critica nei confronti dell'azienda".

Per i sindacati il provvedimento è inaccettabile perchè con questa scelta Gsk "chiude uno dei più importanti Centri di Ricerca sulle Neuroscienze che occupa oltre 500 ricercatori disperdendo un patrimonio inestimabile di eccellenza scientifica e di professionalità elevatissime". Già negli ultimi due anni, si legge nella nota congiunta di Filcem, Femca, Uilcem, "con enormi sacrifici da parte delle persone e a fronte di importanti impegni di sviluppo da parte di Gsk abbiamo concordato ben due progetti di riorganizzazione che hanno visto uscire più di duecento lavoratori anche dalle attività di ricerca". La Glaxo, presente in Italia dal 1932, ha ricevuto moltissimo dal sistema Paese, hanno aggiunto i sindacati: "solo nel 2009, per citare gli ultimi fatti, ha ottenuto 24 milioni di euro per finanziare propri progetti di ricerca e proprio oggi ci risulta che la casa farmaceutica più grande di Europa ha annunciato che gli utili sono aumentati del 66%, portandosi a 1.63 miliardi di sterline, che corrispondono a 2,6% miliardi di dollari". È evidente, denunciano Filcem, Femca, Uilcem, "che ci troviamo di fronte a un enorme problema politico che, se non affrontato, rischia di essere devastante. Da tempo come sindacato unitario sollecitiamo interventi da parte del Governo sul tema della ricerca in Italia: siamo agli ultimi posti per investimenti rispetto agli altri paesi europei e lontanissimi dagli obiettivi dettati dall'agenda di Lisbona".

La decisione di Gsk in un settore ad alto valore aggiunto come quello farmaceutico, destinato a morire senza attività di ricerca, "prefigura la scomparsa di un pezzo di tessuto industriale che noi consideriamo strategico ma lo Stato evidentemente no", hanno riferito ancora i sindacati, "e che ci porterebbe a una deriva caratterizzata da logiche di natura esclusivamente commerciali. Il Paese ha perso autorevolezza, noi lo denunciamo da tempo, ma il Governo non risponde. Sul settore farmaceutico in particolare chiediamo, ormai da anni, una discussione di politica industriale e invece siamo stati costretti ogni volta a ragionarne solo per le conseguenze occupazionali derivanti da politiche di rispetto dei bilanci e di tagli alla spesa sanitaria e farmaceutica; come se questo settore non avesse il bisogno di confrontarsi con le logiche di competizione industriale. I nodi, prima o poi, vengono al pettine: quando capirà lo Stato e il Governo che il problema non è più solo quello di pianificare le strategie per attrarre nuovi investimenti ma in ballo c'è, in primis, la difesa del territorio e dei suoi insediamenti industriali? Infine con la decisione di comunicare direttamente ai dipendenti le proprie scelte senza coinvolgere il sindacato preventivamente", hanno concluso Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil, "Gsk si è assunta la grave responsabilità di stracciare tutti gli impegni presi in precedenza, minando pericolosamente un sistema di relazioni industriali costruito sul rispetto reciproco e macchiandosi di un comportamento indegno per una azienda di questo settore: non si ha un comportamento etico solo perchè si producono farmaci ma anche quando si è attenti al ruolo e alla responsabilità sociale nei Paesi e nei luoghi dove si è insediati".

Riguardo alle chiusure degli altri centri, la piccola struttura di Tonbridge, a sud di Londra, sarà completamente chiusa e il lavoro di ricerca sarà sospeso anche a Zagabria, in Croazia, Pozna, in Polonia, e Mississauga, in Canada. Il gruppo ha sottolineato che il piano farà risparmiare una cifra pari a circa 785 milioni di dollari (500 milioni di sterline) entro il 2012. I tagli a livello globale dovrebbero riguardare 3.000 persone.

05 febbraio 2010

 

 

 

 

Fiat, duello Berlusconi-Marchionne sugli incentivi. Schifani: "Niente aiuti se non si garantisce il lavoro"

"Stavamo esaminando l'erogazione di incentivi al settore automobilistico, ma pare che il principale produttore non sia interessato ad averlo, in ogni caso è ancora un capitolo aperto, noi siamo sempre aperti e pronti a dare una mano ai settori che ne hanno bisogno". Lo ha detto il premier Berlusconi al termine del Consiglio dei ministri dopo che l'ad di Fiat Marchionne si era detto agnostico sugli incentivi. Dura la posizione del presidente del Senato Schifani: "Bisogna avere il coraggio di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali". Il ministro Calderoli commenta: "La Fiat ha preso i soldi e ora scappa".

E Marchionne nel tardo pomeriggio fa sapere in una nota. "Per quanto riguarda gli eco-incentivi, voglio sottolineare che l`eventuale scelta del Governo di non rinnovarli ci trova pienamente d`accordo". "I bonus, in Italia come negli altri Paesi europei - prosegue - hanno sostenuto la domanda nel 2009, ma hanno anche anticipato acquisti che ci sarebbero comunque stati negli anni successivi. Rinnovare queste misure adesso non farebbe altro che rimandare il problema alla prossima scadenza".

L'ad del Lingotto aggiunge che "come abbiamo già ufficialmente detto la scorsa settimana, comunicando le previsioni sui risultati del gruppo per il 2010, la Fiat è in grado di gestire la situazione, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista industriale, anche nello scenario più pessimistico". Secondo Marchionne "quello di cui c`è bisogno adesso non sono palliativi al mercato, ma una forte e seria politica industriale che - conclude - miri a un rafforzamento competitivo dell`industria dell`auto, un settore considerato trainante da tutti i governi del mondo".

"Bisogna avere il coraggio di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali. Occorre fermare la logica degli incentivi se non è seguita da un'attenta e forte politica delle imprese che esalti e tuteli l'occupazione", ha detto in mattinata Schifani. Secondo il presidente del Senato "gli aiuti dello stato vanno erogati solo se le aziende rispettano questo preciso dovere etico" ed il "patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini imerese deve essere salvato. Non dobbiamo e non possiamo disattendere questo impegno morale". "Mi spiace che queste parole vengano da chi conduce un'azienda che nei decenni pregressi è stata fortemente sostenuta dallo stato per mantenere i livelli occupazionali", dice Schifani a proposito delle frasi dell'ad Fiat Marchionne che si è detto" agnostico" sul rinnovo degli incentivi all'auto. Secondo Schifani la chiuura di Termini sarebbe un fatto "scellerato. "E' un polo industriale strategico del mezzogiorno e il mezzogiorno non può consentirsi questa grande battuta di arresto. Mi auguro fortemente che qualcuno ci ripensi".Il presidente del Senato ha sottolineato come "in particolare in Sicilia l'occupazione è la prima e irrinunciabile risposta dello Stato e della società al giogo della mafia, che si avvale, sfrutta, ricatta i lavoratori e le loro famiglie, utilizzandoli al pari di merce di scambio per i propri interessi criminali. Il mio è un appello accorato alla Fiat ma non solo, e a tutte le istituzioni. E' una richiesta da uomo del Sud che ben conosce gli ulteriori pericoli della disoccupazione per lavoratori che vivono in territori dove purtroppo esiste ancora la criminalità organizzata".

Detto questo, prosegue la seconda carica dello stato, "ritengo che occorre guardare con una strategia complessiva quelli che sono i problemi della produzione italiana, lo sta facendo il governo. Ritengo che anche la Fiat debba guardare all'interesse etico-sociale della produttività e del lavoro". Per schifani, "occorre fare squadra, fare sistema tra mondo produttivo e mondo delle istituzioni, in un momento in cui la crisi tocca anche l'Italia per la disoccupazione bisogna guardare al senso etico del fare impresa, aumentare e mantenere i livelli occupazionali. Questo significa richiamarsi a quella coesione sociale della quale il capo dello Stato spesso ci fa insegnamento".

Sulla vicenda Alcoa il presidente del Senato auspica "che da parte della commissione europea" ci sia "un via libera al provvedimento approvato dal governo e all'esame del Senato, finalizzato a agevolare in termini economici il mantenimento nel nostro paese di quel presidio industriale a capitale estero". Per Schifani "anche l'Europa non deve arroccarsi su mere regole ragionieristiche che guardano esclusivamente al profitto industriale. La libertà di mercato, a volte, deve misurarsi con la tutela dell'imprescindibile valore sociale del lavoro e della sua salvaguardia". Calderoli aggiunge: "Mi spiace verificare che tanti incentivi sono strutturali, cioè destinati a durare nel tempo: se uno prende aiuti e poi scappa, sta rubandoli. Penso anche al

passato, non solo al settore auto. Provate a fare il conto di quanti sostegni ha ricevuto Alcoa negli ultimi anni e come sta

ripagandoli". "Un anno fa - ricorda Calderoli - dissi non un euro alla Fiat se non dà una garanzia per l'occupazione e il pagamento dell'indotto. I timori allora manifestati, che portarono anche all'approvazione di un emendamento che istituiva un obbligo occupazionale per chi riceve incentivi, si stanno concretizzando. Purtroppo sono stato cattivo profeta ed io, un anno dopo, la penso sempre alla stessa maniera".

Critico sulle mosse del governo il leader Pd Bersani: "Dalle mie parti si dice: o si va a messa o si sta a casa. con questa storia che gli incentivi si danno o non si danno, la gente non compra più auto e la produzione cala del 30-40 per cento". "Io- dice Bersani- avrei attivato un sostegno con un meccanismo a decrescere, in modo che il mercato avrebbe potuto usufruire degli incentivi e intanto attrezzarsi" per quando sarebbero finiti. Invece nel governo "non sanno che pesci pigliare, c'è una vera irresponsabilità in questo modo di governare", dice il leader democratico.

In una intervista alla Stampa, oggi in edicola, Marchionne aveva ribadito la linea della Fiat su termini Imerese: "Non possiamo più permetterci di tenere aperto un impianto che da troppi anni funziona in perdita. Produrre un auto lì costa fino a mille euro in più e più ne facciamo e più perdiamo. Non è in grado di stare in piedi. Per assurdo, per noi sarebbe più conveniente continuare a pagare tutti i dipendenti fino alla pensione tenendoli a casa". Insomma, dice Marchionne, "abbiamo studiato ogni possibile soluzione di produzione alternativa, dai motori ai componenti, ma si continuerebbe a perdere". Tornando al tema degli incentivi, l'ad del Lingotto osserva che "capisco che prima o poi debbano essere eliminati per tornare a un mercato normale. Protrarli troppo a lungo sarebbe un danno che pagheremmo con minori vendite nei prossimi anni. Fisiologico che - prosegue - si vada verso una normalizzazione del mercato, che ci permetterà di fare piani di lungo periodo non legati agli incentivi".

04 febbraio 2010

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2010-02-09

Fiat, impossibile il "Ritorno al futuro" (Ft)

di Elysa Fazzino

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

9 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Saglia: "A Termini Imerese l'auto elettrica"

Marchionne: "Sulla chiusura di Termini Imerese decisione irreversibile"

Fiat più sana, carte migliori di altri nel gioco delle fusioni (FT)

PIT STOP / Nel Mezzogiorno l'occasione di partire da zero

Marchionne: folle riabilitare Termini

 

Per la Fiat non è possibile il "Ritorno al futuro" suggerito dal segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini, che ha rilanciato l'idea di raddoppiare la produzione a Termini Imerese, proposta dall'ad Sergio Marchionne quando arrivò al Lingotto nel 2003. A bocciare senza appello l'ipotesi di raddoppio dello stabilimento siciliano è il Financial Times in un commento di Paul Betts.

"Il leader sindacale sembra abbia dormito al volante per sette anni se pensa che ciò sia realistico", scrive Betts. "Ritorno al futuro" – continua - era un film su una macchina che viaggiava nel tempo, "non una strategia per salvare 1.350 posti di lavoro a Palermo" Il Financial Times dà invece ragione a Marchionne. L'ad di Fiat dice che la produzione a Termini Imerese finirà l'anno prossimo, "e c'è da scommettere che così sarà".

La Fiat è stata oggetto di "aspre critiche" per la decisione di chiudere l'impianto siciliano. Politici, sindacalisti e giornali nazionali – fa notare Betts - sono stati "uniti" nel condannare il gruppo torinese. I giornali italiani hanno fatto a gara a chi pubblicava le cifre più grosse su quanto la Fiat abbia beneficiato di aiuti pubblici. Il "chiaro messaggio" era che la Fiat in cambio doveva garantire i posti di lavoro, "a qualunque costo", "perpetuamente".

Tuttavia, la Fiat "non è più quella di una volta", afferma il Financial Times. È vero che il gruppo non è più il caso disperato preso in mano da Marchionne nel 2003. È vero che nella crisi recente non ha chiesto iniezioni dirette di denaro pubblico, pur beneficiando degli incentivi alla rottamazione e di altri sforzi indiretti per tenere su il mercato. Ma anche se l'anno scorso ha fatto il "colpo" della Chrysler, "la Fiat è sempre sottopeso sulla scena mondiale ed è impegnata in una lotta per la sopravvivenza in un mercato globale che soffre di grave sovraccapacità". In queste circostanze, Marchionne difficilmente butterà via la sua reputazione di essere colui che dice "verità scomode".

Il "soave" presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, continua Betts, ha adottato una linea più morbida, dicendo che il gruppo torinese farà tutto quello che può per attenuare il colpo in Sicilia. Nello stesso tempo, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dice che se vuole competere a livello globale, il Paese deve smettere l'abitudine di tenere in vita fabbriche sempre in perdita.

Per il Financial Times, i leader sindacali e i politici che continuano a credere nell'eterno debito della Fiat verso l'Italia, rischiano di illudersi. "Il fatto brutale è che Fiat – anche con il suo volitivo amministratore delegato, l'acquisizione della Chrysler e le scintillanti Ferrari – può a stento farcela a gareggiare nell'industria dell'auto globale se un impianto come Termini Imerese viene mantenuto in vita artificialmente".

Tornando alla fantascienza, secondo Betts, Rinaldini ha tante possibilità di convincere Marchionne a raddoppiare lo stabilimento siciliano quante ne ha di portare una Fiat Punto indietro negli anni '60, quando "la vita" era "dolce", conclude in italiano l'opinionista.

Auto elettrica, una proposta da 900 milioni di euro.

Private equity per le auto elettriche indiane a Termini I.

Uno sguardo al futuro lo dà un altro articolo del Ft, "Un piano per auto elettriche per il vecchio impianto Fiat in Sicilia". Il corrispondente di Milano Vincent Boland dà notizia dell'interesse manifestato dal fondo di private equity di Simone Cimino, che ha una proposta da 900 milioni di euro per produrre automobili a energia solare in una parte dell'impianto di Termini Imerese. Cimino afferma di avere raccolto 50 milioni di euro da investitori tra cui il governo siciliano e la banca francese Natixis e di essere in trattative con il produttore indiano di auto elettriche Reva.

Secondo Cimino, l'investimento minimo necessario è di 65 milioni di euro. Se il governo italiano accetta la proposta, Cimino conta di far salire l'investimento a 900 milioni e far diventare l'impianto un "hub" per le auto elettriche di Reva nel Mediterraneo. "Quanto successo avremo dipenderà da quanto grandi diventiamo", ha detto Cimino al Ft. Una produzione di 30mila veicoli all'anno, a suo parere, garantirebbe il break even. La sua proposta, secondo le sue stime, potrebbe creare 3.500 posti di lavoro.

Fiat in Messicoper produrre la 500

Intanto "Fiat investe in una fabbrica messicana" del suo partner Chrysler, si legge sul Wall Street Journal. Fiat produrrà a Toluca, in Messico, una "versione retrò" della 500, "icona italiana" e sfornerà da 100mila a 130mila auto all'anno per i mercati Usa e latino-americani. La produzione inizierà nell'ultimo trimestre del 2010. Altri siti Usa fanno girare la notizia. "Chrysler promette 550 milioni di dollari per costruire Fiat 500 in Messico", titola il New York Times pubblicando una notizia Ap. Marchionne fa sapere che il nuovo lavoro all'impianto di Toluca porterà 400 posti di lavoro. Il presidente messicano Felipe Calderon stima in 1.200 i posti di lavoro indiretti creati dal nuovo investimento. Il governo messicano ha fornito per il progetto un pacchetto di 400 milioni di dollari di incentivi.

Saglia: "A Termini Imerese l'auto elettrica"

9 febbraio 2010

 

 

 

 

Saglia: "A Termini Imerese l'auto elettrica"

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

9 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Fiat, impossibile il "Ritorno al futuro" (Ft)

Scajola: "Ci sono 8-10 offerte per Termini Imerese"

Berlusconi su Fiat: "Faremo di tutto per tutelare il lavoro"

Termini Imerese: tutto rinviato al 5 marzo

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

 

"L'Italia non deve restare fuori dall'auto elettrica, verso cui sta andando l'Europa. Fiat, Governo e sindacati possono fare a Termini Imerese la prima vera riconversione industriale del Paese". Lo ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia. "Il tema di Termini Imerese - ha aggiunto - va separato da quello degli incentivi. Un conto sono gli incentivi, un conto é la responsabilità sociale di Fiat, che con contratti di programma i soldi dallo Stato gli ha presi e come. Il mio sogno é progettare a Termini Imerese l'auto elettrica, anche - ha aggiunto - diversa da Fiat".

9 febbraio 2010

 

 

2010-02-08

Marcegaglia: "Degne di attenzione alcune proposte su Termini"

8 febbraio 2010

Emma Marcegaglia

"Dai nostri archivi"

Marcegaglia: "La riforma fiscale non sia un provvedimento spot"

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

Marcegaglia: "Banche, nuove regole ma attenzione al populismo"

Berlusconi su Fiat: "Faremo di tutto per tutelare il lavoro"

Fiat-Scajola: riparte il dialogo Sette idee per Termini Imerese

Alcune delle "otto, dieci proposte" ricevute dal ministro dello Sviluppo economico sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese, secondo la presidente di Confindustria "sono degne di attenzione".

È quanto Emma Marcegaglia ha affermato a margine della mobility conference 2010 in corso ad Assolombarda.

"Termini Imerese - ha argomentato - è uno stabilimento che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi".

Il vero tema, dunque, secondo la presidente degli industriali, è "reimpiegare le persone, non perdere posti di lavoro in un momento delicato come questo". Dopo aver constatato che "ci sono proposte", Marcegaglia ha indicato che "bisogna scegliere quelle concrete e vere che possano stare in piedi ed essere di mercato".

8 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2010-02-06

Bossi: "La Fiat ha vissuto per tanti anni

con gli aiuti di Stato"

6 febbraio 2010

Il leader della Lega Umberto Bossi

"Dai nostri archivi"

Termini Imerese: tutto rinviato al 5 marzo

Berlusconi su Fiat: "Faremo di tutto per tutelare il lavoro"

Calderoli: "Aiuti alla Fiat? Ci sarebbe una rivolta popolare"

I liberisti che boicottano la Fiat

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

 

"La Fiat è la tipica fabbrica che ha vissuto con gli aiuti di Stato da tanto tempo". Non usa giri di parole il leader della Lega e ministro per le Riforme Umberto Bossi nel dibattito sulla casa automobilistica torinese, che ha annunciato di voler abbandonare lo stabilimento siciliano di Termini Imerese. Sono giorni di confronto, anche aspro, con il governo, che ha dichiarato - per bocca del ministro Scajola - di voler tutelare l'occupazione. Rincara il concetto anche Roberto Calderoli, secondo il quale "gli aiuti di Stato che oggi sono vietati dall'Europa, sono stati una iattura per l'economia e hanno contributo alla voragine del debito pubblico, ma sono stati anche una sorta di investimento dello Stato nell'impresa privata e una forma, per quanto opinabile e anomala, di ammortizzatore sociale". Secondo il ministro leghista "si deve intervenire subito perchè chi vuol chiudere la fabbrica, prima di farlo, renda i soldi avuti dallo Stato". E se il leader dell'Udc Casini ritiene che non giovi a nessuno uno scontro tra politica e Fiat nell'attuale situazione, il segretario dei metalmeccanici dell'Ugl, Giovanni Centrella, chiede di "garantire subito il lavoro e le produzioni italiane ponendo delle precise condizioni a tutte le aziende che domandano sostegni di qualsiasi tipo al governo per combattere la crisi".

All'indomani del tavolo tecnico che si è svolto a Roma, oggi sono in corso a Termini Imerese delle riunioni tra i lavoratori e il coordinamento dei rappresentanti dei sindaci dei comuni dell'area. Intenzione degli amministratori è concordare un documento a sostegno della vertenza e una serie di azioni da mettere in campo. Per lunedì sono previste assemblee degli operai in fabbrica per discutere dei passaggi della trattativa e per definire le iniziative di protesta.

 

 

 

Caso Glaxo: Guna pronta per cento assunzioni

di Giuseppe Oddo

6 Febbraio 2010

La sede Guna

"Dai nostri archivi"

Nuova cura omeopatica per le allergie

Guna, leader italiana nelle medicine omeopatiche, potrebbe assumere un centinaio dei 500 dipendenti del centro ricerche Glaxo di Verona, di cui la multinazionale farmaceutica inglese ha annunciato la chiusura. La proposta è emersa durante una riunione straordinaria del consiglio d'amministrazione dell'azienda. Alessandro Pizzoccaro, fondatore e presidente di Guna, che ha sede a Milano e occupa 250 persone, rivolge un invito ai ricercatori in uscita da Glaxo: "Mandateci i vostri curriculum e se qualcuno ha competenze o trascorsi validi nel settore delle medicine non convenzionali valuteremo seriamente per nuove assunzioni. Siamo un'azienda solida, in espansione ininterrotta da 30 anni". Guna, che negli ultimi otto anni è cresciuta in media dell'8% l'anno raggiungendo un giro d'affari di 50 milioni, è pronta a fare la propria parte. Ma a una condizione: il Governo deve modificare subito il quadro legislativo discriminatorio che limita lo sviluppo delle imprese produttrici di medicine complementari e prodotti biologici.

"Vorrei lanciare un appello forte al Governo e al ministro per la Salute – dice Pizzoccaro –. Da ormai tre anni attendiamo invano che l'Italia applichi la nuova direttiva europea sui farmaci, che stabilisce le regole anche per il settore omeopatico. L'Italia rischia una procedura d'infrazione dalla Ue per questo inaccettabile ritardo, e il nostro è l'unico paese in Europa che vanta ancora restrizioni assurde. Non possiamo aprire nuove linee di prodotto, e quindi anche le nostre assunzioni viaggiano al rallentatore".

Pizzoccaro propone uno scambio: il Governo sblocchi il dossier sull'omeopatia, consenta alle aziende del settore di riportare sulle confezioni dei medicinali posologia e indicazioni d'uso, consenta la pubblicità di questi farmaci, semplifichi le procedure di registrazione, "e noi potremo finalmente assumere massicciamente nuove risorse: almeno cento ex dipendenti Glaxo potrebbero trovare in Guna una nuova casa". Assunzioni a carico dell'impresa, non dello Stato.

Pizzoccaro, 61 anni, fonda la società nel 1983, quando l'industria omeopatica è ancora agli albori in Italia. Con lui c'è la moglie, Adriana Carluccio, un passato di ricercatrice all'ex Farmitalia Carlo Erba. Entrambi possiedono il 100% di Guna. Cominciano a vendere alle farmacie i prodotti della tedesca Heel. Nel 1989 aprono lo stabilimento. Da allora è tutto un crescendo.

Oggi Guna ha in catalogo oltre 800 prodotti di sua concezione. Con il colosso francese Boiron, controlla più del 50% del mercato nazionale, che è il terzo in Europa, dopo Francia e Germania, con 300 milioni annui. La società realizza anche una rivista, "La medicina biologica", che distribuisce a più di 20mila medici. La sua strategia commerciale ha fatto leva sin dalle origini sulla formazione. E attraverso Guna editore l'azienda diffonde oggi, a medici e informatori medicoscientifici, ricerche, studi, saggi e documenti. Lo stabilimento di via Palmanova è stato trasformato di recente, con un investimento da 25 milioni, in una fabbrica tecnologicamente all'avanguardia. E con la sua facciata a vetri istoriati è diventato il simbolo di una nuova Milano che lavora, produce e cresce.

6 Febbraio 2010

 

 

 

 

 

Berlusconi su Fiat:

"Faremo di tutto per tutelare il lavoro"

5 febbraio 2010

Claudio Scajola

"Dai nostri archivi"

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

Fiat-Scajola: riparte il dialogo Sette idee per Termini Imerese

Fiat, Montezemolo: dialogo con governo e parti sociali. Scajola: tutelare l'occupazione

Fiat, Scajola: "Blocco inopportuno" Bonanni: "E' un ricatto"

Fiat: Scajola difende il polo industriale di Termini Imerese

 

Il governo farà di tutto per salvaguardare l'occupazione alla Fiat di Termini Imerese. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aggiungendo che della questione si sta occupando, per conto dell'esecutivo, il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.

E proprio Scajola, nel corso di un'intervista al Tg3, ha detto che "la Fiat ha saputo crescere in Italia e nel mondo con le sue capacità, ma anche con l'aiuto dei governi italiani e degli italiani". Una battuta che ha rilanciato la polemica in corso da alcuni giorni sugli incentivi di governo al mercato dell'auto e sul futuro dell'impegno del Lingotto in Italia. In serata è trapelato che giovedì sera c'è stata una telefonata fra il premier Silvio Berlusconi e Luca Cordero di Montezemolo, proprio per discutere della situazione della Fiat e della posizione del governo.

La dichiarazione di Scajola è arrivata in risposta a una precisazione del presidente della Fiat, che a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss, ha detto: "Da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato, ma non voglio entrare in polemica, preferisco il dialogo". Montezemolo ha spiegato che Fiat ha con il governo "un rapporto molto chiaro e positivo di dialogo e confronto, così come deve essere". Poi ha invitato ad "uscire dai chiacchiericci che continuano sull'italianità" della casa torinese.

"Fiat è e rimane italiana" e a riprova Montezemolo ha riportato le cifre: "Da quando io sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, quindi dal 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro. E di questi oltre 16 miliardi sono stati investiti in Italia, oltre i due terzi, e intendiamo andare avanti per questa strada". L'esortazione è quella di "uscire da un approccio demagogico ed affrontare la realtà delle cose". Perché gli incentivi, rimarca il presidente di Fiat "sono rivolti ai consumatori e non alle aziende" e comunque in Italia "sono serviti per il 70% all'acquisto di auto di aziende straniere".

Le parole di Montezemolo non sono passate inosservate, diventando oggetto di critica da parte di alcuni esponenti del governo e del sindacato. Il ministro della Lega, Roberto Calderoli, non ha usato giri di parole: "Siamo alle barzellette". "Chi oggi dice di non volere incentivi è perché già li ha avuti", ha polemizzato Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato. "La Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in italia. e tutti gli italiani questo lo sanno", ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni.

La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, era intervenuta sulla delicata questione concordando con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, secondo il quale più che incentivi serve una politica industriale. "Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c'è incentivo che tenga", ha detto Marcegaglia, che ha presentato il programma di celebrazione del centenario di Confindustria.

"Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone", ha detto ancora la presidente di Confindustria, ricordano che in queste ore "si sta ragionando proprio su questo, e c'è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto - ha concluso - il nostro tema sarà quello del reimpiego".

5 febbraio 2010

 

 

 

Termini Imerese: tutto rinviato al 5 marzo

5 febbraio 2010

Tensione allo stabilimento Fiat Termini Imerese (Ansa)

"Dai nostri archivi"

Berlusconi su Fiat: "Faremo di tutto per tutelare il lavoro"

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

Oggi lo sciopero unitario contro la chiusura

I liberisti che boicottano la Fiat

Fiat, sciopero e proteste a Termini Imerese

Sale la tensione tra i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Decine di tute blu hanno abbandonato la linea produttiva per unirsi ai sindaci del comprensorio ed effettuare un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica. La protesta spontanea è stata attuata in concomitanza con le notizie che arrivavano dal ministero dello Sviluppo economico, dove si è svolto un tavolo tecnico per analizzare le ipotesi alternative alla produzione di auto per l'impianto palermitano. Da Roma è arrivato un sostanziale nulla di fatto con il rinvio al prossimo 5 marzo, quando saranno valutate dall'advisor Invitalia le sette ipotesi di sviluppo di Termini Imerese.

Intanto dal tavolo al ministero emerge che il 50% dei lavoratori dello stabilimento (806 operai dei 1.658) hanno diritto alla mobilità con pensione.

I sindacati metalmeccanici ribadiscono che in Sicilia va mantenuto il polo industriale e i livelli

occupazionali del sito. Nessuna disponibilità quindi a ipotesi di riconversione non industriale e a risolvere la questione occupazionale attraverso gli ammortizzatori sociali.

L'incontro al ministero è proseguito per parlare dei lavoratori precari dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Per loro la Fiat ha aperto alla possibilità di costituire un bacino che comprenderebbe i 36 lavoratori a termine, il cui contratto scaduto il 31 dicembre non è stato rinnovato, e i 52 apprendisti il cui rapporto di lavoro con il Lingotto scadrà invece a marzo.

Intanto il governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha annunciato che la giunta regionale approverà lunedì un atto con una proposta su Termini Imerese che presenterà al Governo. La regione Sicilia "non intende assolutamente rinunciare all'auto", ha detto il Governatore che punta a mettere insieme risorse finanziarie per 350 milioni di euro per "incentivare l'investitore a restare e garantire la produzione". Ikea esclude interesse per un investimento a Termini Imerese.

5 febbraio 2010

 

 

 

2010-02-05

Fiat, Marcegaglia: "Non bastano gli incentivi, serve una politica industriale"

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

5 febbraio 2010

Emma Marcegaglia

"Dai nostri archivi"

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

Marchionne snobba gli incentivi. "Meglio una politica industriale"

I 100 anni di Confindustria: gli eventi da Nord a Sud

Termini Imerese: tutto rinviato al 5 marzo

Fiat-Scajola: riparte il dialogo Sette idee per Termini Imerese

La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, concorda con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, secondo il quale più che incentivi serve una politica industriale. "Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c'è incentivo che tenga", ha detto Marcegaglia, che ha presentato il programma di celebrazione del centenario di Confindustria.

"Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone", ha detto ancora la presidente di Confindustria, ricordano che in queste ore "si sta ragionando proprio su questo, e c'è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto - ha concluso - il nostro tema sarà quello del reimpiego".

La presidente di Confindustria ha illustrato le iniziative per il centenario della confederazione, la cui nascita risale al maggio 1910, in coincidenza con i primi sviluppi dell'industrializzazione nel nostro Paese. Dai primi nuclei di associazionismo imprenditoriale sorti in ordine sparso, nacque il 5 maggio 1910 la "Confederazione italiana dell'industria", con il fine di coordinare a livello nazionale le iniziative degli imprenditori sia nei rapporti con il governo e le amministrazioni locali, sia nei riguardi delle organizzazioni sindacali. Primo presidente della Confederazione fu Luigi Bonnefon, un industriale della seta sceso da Lione in Piemonte.

Sulla questione incentivi il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss ha precisato: "Da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato, ma non voglio entrare in polemica, preferisco il dialogo". E ha spiegato che Fiat ha con il Governo "un rapporto molto chiaro e positivo di dialogo e confronto, così come deve essere". Poi ha invitato ad "uscire dai chiacchiericci che continuano sull'italianità" della casa torinese. "Fiat è e rimane italiana" e a riprova Montezemolo ha riportato le cifre: "Da quando io sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, quindi dal 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro. E di questi oltre 16 miliardi sono stati investiti in Italia, oltre i due terzi, e intendiamo andare avanti per questa strada". L'esortazione è quella di "uscire da un approccio demagogico ed affrontare la realtà delle cose". Perché gli incentivi, rimarca il presidente di Fiat "sono rivolti ai consumatori e non alle aziende" e comunque in Italia "sono serviti per il 70% all'acquisto di auto di aziende straniere".

5 febbraio 2010

 

 

 

 

Termini Imerese: tutto rinviato al 5 marzo

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

5 febbraio 2010

Tensione allo stabilimento Fiat Termini Imerese (Ansa)

"Dai nostri archivi"

Fiat, Marcegaglia: "Non bastano gli incentivi, serve una politica industriale"

Fiat, Marcegaglia: "Incentivi sganciati dal caso di Termini Imerese"

Oggi lo sciopero unitario contro la chiusura

I liberisti che boicottano la Fiat

Fiat, sciopero e proteste a Termini Imerese

Sale la tensione tra i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Decine di tute blu hanno abbandonato la linea produttiva per unirsi ai sindaci del comprensorio ed effettuare un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica. La protesta spontanea è stata attuata in concomitanza con le notizie che arrivavano dal ministero dello Sviluppo economico, dove si è svolto un tavolo tecnico per analizzare le ipotesi alternative alla produzione di auto per l'impianto palermitano. Da Roma è arrivato un sostanziale nulla di fatto con il rinvio al prossimo 5 marzo, quando saranno valutate dall'advisor Invitalia le sette ipotesi di sviluppo di Termini Imerese.

Intanto dal tavolo al ministero emerge che il 50% dei lavoratori dello stabilimento (806 operai dei 1.658) hanno diritto alla mobilità con pensione.

I sindacati metalmeccanici ribadiscono che in Sicilia va mantenuto il polo industriale e i livelli

occupazionali del sito. Nessuna disponibilità quindi a ipotesi di riconversione non industriale e a risolvere la questione occupazionale attraverso gli ammortizzatori sociali.

L'incontro al ministero è proseguito per parlare dei lavoratori precari dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Per loro la Fiat ha aperto alla possibilità di costituire un bacino che comprenderebbe i 36 lavoratori a termine, il cui contratto scaduto il 31 dicembre non è stato rinnovato, e i 52 apprendisti il cui rapporto di lavoro con il Lingotto scadrà invece a marzo.

Intanto il governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha annunciato che la giunta regionale approverà lunedì un atto con una proposta su Termini Imerese che presenterà al Governo. La regione Sicilia "non intende assolutamente rinunciare all'auto", ha detto il Governatore che punta a mettere insieme risorse finanziarie per 350 milioni di euro per "incentivare l'investitore a restare e garantire la produzione". Ikea esclude interesse per un investimento a Termini Imerese.

5 febbraio 2010

L'OSSERVATORE ROMANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

2010-01-04

IL MATTINO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilmattino.it/

2010-01-04

La GAZZETTA dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.gazzetta.it/

2010-01-04

CORRIERE dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.corrieredellosport.it/

2010-01-04

LA STAMPA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

2010-01-04

SORRISI e CANZONI

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

2010-01-02

 

WIKIPEDIA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.wikipedia.it

 

GENTE VIAGGI

http://www.genteviaggi.it/

AUTO OGGI

http://www.inauto.com/speciali/autooggi/index.html

QUATTRO RUOTE

http://www.quattroruote.it/

INTERNAZIONALE

http://www.internazionale.it/home/

2010-01-01

PUNTO INFORMATICO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

2010-01-02

 

IL SECOLO XIX

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

LIBERO

http://www.libero-news.it/

IL MONDO

http://www.ilmondo.rcs.it/

MILANO FINANZA

http://www.milanofinanza.it/

MOMENTO SERA

http://www.momentosera.it/home.php

ITALIA OGGI

http://www.italiaoggi.it/

2010-01-01

EUROPA QUOTIDIANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

2010-01-02

 

LA NAZIONE

http://www.momentosera.it/home.php

IL FOGLIO

http://www.ilfoglio.it/

 

IL MANIFESTO

http://www.ilmanifesto.it/

 

WALL STREET ITALIA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.wallstreetitalia.com/

2010-01-01

 

ARCHEOLOGIA VIVA

http://www.archeologiaviva.it/

2010-01-02

AUDIO REVIEW

http://www.audioreview.it/

IL FISCO

http://www.ilfisco.it/

STAR BENE

http://www.starbene.it/

ABITARE

http://abitare.it/

BRAVA CASA

http://atcasa.corriere.it/

DONNA MODERNA

http://www.donnamoderna.com/home/index.jsp

SECONDA MANO

http://www.secondamano.it/

PC WORLD

http://www.pcworld.it/

2010-01-01

FINANCIAL TIMES

http://www.ft.com/home/europe/

2010-01-02

EL PAIS

http://www.elpais.com/global/

 

LE MONDE

http://www.lemonde.fr/

THE NEW YORK TIMES

http://www.nytimes.com/

THE WALL STREET JOURNAL

http://europe.wsj.com/home-page

MAIL & GUARDIAN

http://www.mg.co.za/

 

 

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

http://www.cristo-re.eu